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Creative communication agency

Campagne Marketing

Quarantena social: content marketing al tempo del Coronavirus

19 Marzo 2020

Da poco più di una settimana, la maggior parte degli italiani è entrata in quarantena. Uno stato di isolamento forzato che ci ha obbligato a cambiare le nostre abitudini, cogliendoci impreparati.
Vediamo in cosa è cambiata la nostra vita quotidiana e come possono piccole e grandi aziende proporre contenuti e servizi di valore in questa situazione.
Non solo chi tratta di sanità può essere utile in questa emergenza, anzi!
Il concetto chiave è far sentire la nostra presenza anche a distanza.

Lavoro

La quarantena costituisce il primo incontro di molti italiani con la realtà dello smart working, il lavoro da casa. Questa nuova opportunità appare ostica e misteriosa per molti lavoratori e aziende, quindi può essere utile fornire consigli su come coglierla al meglio.
Ci ha pensato Nespresso, da sempre fida alleata della concentrazione di ogni lavoratore, sul posto di lavoro come a casa. E infatti il primo consiglio è proprio quello di non rinunciare alla routine del caffè mattutino e all’agognata pausa caffè.

A sensibilizzare sull’argomento ci pensa anche Il Milanese Imbruttito, pagina ironica che scherza sull’operosità meneghina, in collaborazione con il Ministero della Salute.

Tempo libero

È innegabile che, a seguito delle misure drastiche che sono state prese dal Governo, gli italiani si siano ritrovati fra le mani una mole di tempo libero su cui prima non potevano contare.
Il problema? Che questo tempo va ovviamente trascorso in casa, come in un eterno pomeriggio “uggioso” in cui non si può uscire e non si sa cosa fare. Non è un caso che, fra le prime canzoni eseguite in flashmob sui balconi, spicchi proprio Azzurro di Adriano Celentano: “Il pomeriggio è troppo azzurro e lungo per me…”.
E quindi, cosa fare?

Cosa vedere

Le prime a venire incontro ai consumatori sono state, prevedibilmente, le piattaforme di streaming. Amazon Prime, prima di tutti, propose un mese gratis agli abitanti della “Zona rossa” quando quest’ultima era ancora limitata a una porzione del Nord Italia, salvo poi fare spallucce quando lo stato di emergenza è stato esteso a tutta Italia.
Ci sono stati altri servizi di streaming che hanno prolungato il loro periodo di prova gratuito in occasione della quarantena, ad esempio Infinity e DPlay Plus, ma a destare l’attenzione di tutti è stato PornHub.
Mettendo insieme la necessità di “ammazzare” il tempo con l’astinenza sessuale dovuta all’isolamento forzato (a cui Durex risponde così), PornHub propone agli italiani un mese del suo servizio Premium gratuito e la notizia diventa virale.

In tutto questo, il colosso internazionale Netflix si limita a consigliare film da vedere, il minimo che possa fare in questa circostanza.

Cosa cucinare

Per passare il tempo, molti italiani si sono messi ai fornelli, riscoprendo la gioia di cucinare. È una situazione da sfruttare per ogni azienda che vende prodotti alimentari, complice anche il fatto che i supermercati siano fra le poche attività commerciali rimaste aperte. È quindi il momento giusto per proporre ricette inusuali e creative, come Rio Mare che insaporisce la classica pasta al tonno con pistacchi e scorze d’arancia.

Per coloro i cui prodotti non sono venduti al supermercato, semplice: puntate sulle consegne a domicilio, richiestissime in questo periodo.

Allenarsi e pulire la casa

Proprio a fronte di questo rinnovato interesse culinario e dello stile di vita sedentario a cui stiamo aderendo, gran parte dei meme che girano in questi giorni scherzano sul fatto che in quarantena si ingrassa.
Se la vostra attività commerciale ha a che fare (anche in modo collaterale) con il fitness e con la cura del corpo, è decisamente consigliato proporre ai vostri clienti esercizi da poter effettuare a casa, come stanno facendo Decathlon e, più in piccolo, tante palestre sul suolo nazionale.

Ma l’attenzione degli italiani, in questi giorni di reclusione forzata, è anche sul pulire e mettere in ordine la casa. Su questo punta molto la comunicazione social di IKEA, giustamente volta a valorizzare l’ambiente domestico con la campagna “Ripartiamo da casa”.

Swiffer Italia coniuga in modo geniale questi due aspetti, l’attività fisica e la pulizia di casa:

Bambini e creatività

Da un lato la quarantena riduce i contatti con l’esterno, dall’altro favorisce la vicinanza dei nuclei familiari, ritrovatisi a passare molto più tempo insieme, in casa. Le scuole sono chiuse ormai da diverse settimane e, come sappiamo, i bambini si annoiano facilmente e in fretta.
Per le aziende che si rivolgono al target delle famiglie può sicuramente essere utile proporre spunti per permettere a genitori e bambini di passare il tempo insieme in modo creativo.
Ci ha pensato la Mulino Bianco, icona suprema del concetto di famiglia perfetta, con la rubrica #InCasaConMulino, che propone lavoretti di bricolage per dare “sfogo alla creatività dei nostri bimbi con quello che abbiamo in casa”.

Viaggiare con la fantasia

La reclusione non è solo domestica, ma anche geografica: in questo periodo ci sentiamo reclusi all’interno della nostra nazione, della nostra regione e del nostro comune, da cui non possiamo spostarci se non per gravi e comprovati motivi. Perfino per camminare nei paraggi di casa nostra potremmo aver bisogno di un’autocertificazione.
E allora, se non possiamo viaggiare, facciamolo con la fantasia.

Se la comunicazione di Alitalia è principalmente volta all’emergenza e piattaforme gettonatissime come Booking e ViaGogo non proferiscono parola, a venirci incontro è ad esempio la celeberrima linea di guide turistiche Lonely Planet, che prima scherza pubblicando la copertina di una fantomatica guida alla scoperta di casa propria, poi propone un viaggio ai Caraibi “sotto le coperte”.

È la stessa logica che ha portato la Galleria degli Uffizi di Firenze e tutti i principali musei del mondo a proporre visite guidate virtuali.

E per rimanere sempre informati su ciò che accade nel mondo, oltre a poter contare sulle edicole (fra le poche attività commerciali rimaste aperte), ci sono Mondadori e Condé Nast che propongono abbonamenti gratuiti alle loro riviste online. Fra i quotidiani digitali gratuiti, invece, La Repubblica e La Stampa.

Lontani, ma uniti

Il periodo che stiamo vivendo ci costringe a stare separati, ognuno a casa propria. Eppure l’Italia è più unita che mai. Lo vediamo nei flashmob che, grazie alla cassa di risonanza dei social, hanno animato tutta la penisola.

Come sempre, in periodi di crisi, aumenta l’orgoglio e il senso di appartenenza alla nazione. Graditissimi, quindi, ringraziamenti ed elogi al personale medico e a chi fornisce un servizio ai cittadini in questo periodo di crisi (supermercati, farmacisti, edicolanti) e post che inneggiano alla capacità dell’Italia di rialzarsi (non è un caso che il motto “Andrà tutto bene” sia gettonatissimo) e ai sacrifici che gli italiani stanno mettendo in atto per scongiurare il contagio.
È quello che hanno fatto ambasciatori dell’”italianità” come Scavolini (“la più amata dagli italiani”) e Barilla.
Attenzione, però, a non cadere nel populismo più becero e/o nello stucchevole.

Il segreto sta nell’essere diretti e sinceri. Stiamo tutti vivendo un periodo difficile, aziende e consumatori. È importante, anche e soprattutto per le attività commerciali che sono state chiuse, continuare a comunicare con i propri clienti, essere presenti anche a distanza, accompagnare i propri consumatori in questa sfida. Per essere ancora più vicini in futuro.

Vuoi sapere come comunicare con i tuoi clienti in questo periodo di crisi?
Noi possiamo aiutarti, contattaci per saperne di più.

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Immagini, advertising, responsabilità: gli errori imperdonabili delle maison di moda

2 Ottobre 2019

Succede spesso che la comunicazione si intrecci con la moda: un campo affascinante, ché anche nel ramo dell’advertising lascia sempre il segno. Per lo più.
Già: perché che succede quando le grandi maison e i maestri couturier si fanno calcare troppo la mano dalla necessità di idealizzare il loro prodotto, commettendo qualche gaffe decisamente non perdonabile a livello sociale?
Questo è quanto è successo alla Maison Dior la quale, a metà di questo mese ormai giunto al termine, ha sottovalutato le conseguenze di una campagna advertising con protagonista Johnny Depp.

Dior: autoreferenzialità non responsabile

“We are the land. Sauvage”: in un percorso a ritroso su questo spot, girato nel deserto del Nevada, il claim finale ha fatto storcere il naso a molti, negli USA e non solo.
Perché la “terra selvaggia” in questione è la terra dei Nativi americani che, come la storia – ma anche i più recenti oneri della cronaca – ci insegnano, sono stati sterminati e rinchiusi nelle riserve.
Un accostamento quindi di termini decisamente in antitesi. Il tutto, poi, rafforzato da immagini affascinanti ma del tutto posticce: la bellissima Sioux, che in realtà è un’attrice canadese, e il ballerino intento a danzare in variopinti costumi Cherokee, ma sulle note di una chitarra elettrica suonata da Johnny Depp.
Che cosa si evince, da questo spot diffuso su TV e sulla carta stampata? Una mancanza di analisi e di responsabilità da parte della grande Maison Couturière che, pur di dare un contesto d’ispirazione forte – rimarcando la sensazione che il nome e l’aroma di questa eau de parfum devono per forza dare – sbaglia completamente il significante andando ben oltre la stereotipizzazione, ma rimanendo del tutto dentro all’auto-referenzialità.

Non solo Dior: il caso Gucci

Anche per la maison fiorentina Gucci sembrano lontani i tempi sognanti di “Flora”, l’eau de parfum che ammiccava ai richiami di “Pic Nic a Hanging Rock” sulle note dilatate della cover di “Heart of glass” dei Blondie: all’inizio dello scorso 2019, il brand è stato pubblicamente accusato da Spike Lee e altri esponenti del mondo artistico americano di non avere volontariamente un numero adeguato di stilisti neri. Non solo: negli stessi giorni, Gucci ha dovuto ritirare dal commercio USA un maglione che ricordava, a detta di molti, il “blackface”, il costume che, tra la fine dell’800 e gli anni ‘30, veniva usato dai bianchi per ridicolizzare gli schiavi. Solo una coincidenza? Molto probabile.
Ma la questione è un’altra: la maison, attaccata soprattutto su Twitter, ha risposto alle accuse con una dichiarazione di intenti – assumere sicuramente stilisti neri –  e un’azione concreta – far sparire dal commercio il maglione incriminato e porgere le più sentite scuse. Dior, invece, non ha fatto nulla per porre rimedio a questo scandalo al sole: tempestati di mention e commenti indignati da parte di mezzo mondo, la maison non ha ritirato lo spot, non ha fatto uscire nessun position paper, non ha messo in atto nessuna manovra di crisis management. Semplicemente, forse, lascerà che la folla si calmi e che lo spot venga dimenticato.

In Siks ADV, però, ci viene naturale riflettere su questi meccanismi comunicativi, e notare quale sia la grande mancanza di fondo: una totale assenza di crisis management, che oggi non può passare per un semplice comunicato di scuse, ma potrebbe arricchirsi di un qualcosa di unconventional, magari riprendendo proprio la campagna incriminata e, tingendola di ironia, sorridere di sé stessi e di tutti quegli errori che possono costellare il cammino stellato della moda.

Perché ciò che fa un brand è la sua capacità di comunicare, anche “fuori dalla scatola” autocelebrativa o convenzionale: un comunicazione che non si esaurisce solamente nel senso di evocazione che il prodotto, con il suo naming e la sua costruzione di immagini, ci dà. E, forse, per questo, preferiamo chi se la gioca su altri piani, proprio come Chanel fece in questo intramontabile classico dell’ADV firmato da Jean-Paul Goude.

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Siks Adv firma #sempreconte, la nuova campagna abbonamenti U.C. Sampdoria

30 Luglio 2019

Siks Adv ha realizzato per Sampdoria il concept creativo di comunicazione #sempreconte che mette la passione del tifo sampdoriano al centro della comunicazione, esaltando il legame indissolubile con la sua squadra del cuore. Una campagna di grande impatto con dei testimonial d’eccezione: i tifosi blucerchiati. Attraverso copy coinvolgenti legati al linguaggio calcistico, i tifosi diventano essi stessi parte integrante della squadra, come fossero il dodicesimo uomo in campo che gioca ogni partita, anche se dagli spalti.

Sette storie, sette volti, sette ritratti con lo sguardo rivolto verso lo spettatore che esprimono il forte attaccamento alla squadra. Tifosi autentici di età, nazionalità, lingua differenti, ma le cui storie, tutte profondamente diverse tra loro, sono accomunate dal fatto di confluire in una più grande con la S maiuscola. Proprio come Sampdoria. Tra loro c’è la storia di Santino, signore di 90 anni nato a Palermo e già tifoso dell’Andrea Doria, ma c’è anche la storia di Hubert, un energico undicenne, nato a migliaia di chilometri di distanza quasi ottant’anni più tardi. Eppure è così, è la Sampdoria a creare tra loro un filo invisibile.

L’uno è un veterano di presenze allo stadio, l’altro un difensore della maglia. Maglia di cui si è innamorato, come spesso accade, un po’ a sorpresa.
Agli occhi di Santo, di Hubert, di Roberth, ma anche dei genovesissimi Laura, Giovanni, Giulia e Moreno è affidato un messaggio speciale. La Sampdoria è #sempreconte, come raccontano queste storie, scelte tra tante, di chi non ha mai fatto mancare il suo tifo dagli spalti di Marassi.

La comunicazione fa parte di un’operazione integrata che si sviluppa attraverso campagna affissioni, stampa, video social, sponsorizzazioni Facebook e Instagram.

Credits:
Agenzia: Siks Adv
Creative Director: Leopoldo Befe
Art Director: Paola Ferrando
Copywriter: Riccardo Ciunci
Account Director: Pierluigi Beccaris
Fotografia: Andrea Facco
Post-Produzione: Camilla Berni

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Ikea contro il cyberbullismo: le campagne che corrono sui social

11 Luglio 2019

Il fenomeno del cyberbullismo è ormai di portata mondiale: le società iper-tecnologiche, infatti, registrano un aumento esponenziale di questa forma di violenza silenziosa.
I dati del Centro Nazionale di Ascolto parlano di un 15,9% di ragazzi italiani vittima quotidiana di bullismo online.  E questo essere sempre “always on”, iper-connessi e iper-raggiungibili, rappresenta una modalità di utilizzo della rete senza filtri in cui gli adolescenti non sono in grado di proteggersi come gli adulti saprebbero fare.

Un tema, questo, caro anche al mitico brand svedese Ikea: perché Ikea, oltre a proporre ADV incentrate sulla comunicazione di brand e di prodotto, si focalizza con grande attenzione anche sulle tematiche sociali, con sincerità e con creatività.
Sincerità, perché il brand svedese conosce il suo potenziale comunicativo e di reach; e creatività perché la fantasia e le idee in fermento sono il miglior veicolo con cui catturare l’attenzione di chi legge, guarda, ascolta.
In particolare, Ikea ha lanciato ben due campagne negli ultimi anni, tra il 2018 e il 2019, durante le giornate contro il cyber-bullismo utilizzando non solo i social, ma anche l’esperienza diretta di studenti under 18. Vediamole insieme!

2018: “Bully a plant”

I danni del bullismo, sotto gli occhi dei più giovani, in veste di esperimento scientifico condotto con i propri professori della scuola secondaria: così il gigante svedese ha fatto registrare a ragazzi delle scuole medie, negli Emirati Arabi, una serie lunghissima di messaggi contenenti insulti e messaggi d’affetto, affinché fossero poi riprodotti ad alcune piante. E, incredibilmente, le piante che hanno subito durissimi commenti negativi sono appassite dopo 30 giorni, mentre quelle che hanno potuto “ascoltare” i rinforzi positivi sono rimaste in salute.
Il portavoce di IKEA ha dichiarato: “Questo test è stato creato da IKEA per gli Emirati Arabi Uniti per sostenere la giornata mondiale contro il bullismo, per aiutare i bambini a capire gli effetti del bullismo, educando i più giovani a questo argomento, con reazioni plausibili sotto i loro occhi, affinché avvenga la diffusione della gentilezza, che aiuta tutti a crescere e prosperare “.
E poco importa se le comunità scientifiche hanno valutato come poco veritiero il risultato dell’esperimento: quello che conta è come i più giovani abbiano potuto toccare con mano gli effetti della comunicazione “shaming”.

2019: Ikea “sensitive rooms”

Una big issue di apertura: “oggi, gli adolescenti non si sentono più sicuri a casa. Perché nelle loro stanze entra una invisibile violenza: il cyber-bullismo“; e un video che spiega in un minuto e mezzo questa iniziativa.
In particolare, Massimiliano Santini, Web&Social Media Leader di Ikea Italia, ci racconta, nello speakeraggio del video, l’iniziativa lanciata per la giornata italiana contro il cyber bullismo. Molto semplicemente: allestimenti e rendering di camere dedicate agli adolescenti, sul profilo Instagram, sono state oscurate da un watermark che indica “contenuto sensibile” durante la giornata nazionale di sensibilizzazione sul tema.
E la stessa cosa è stata replicata anche nei punti vendita fisici dove, all’interno dei reparti dedicati ai più giovani, sono apparse delle tendine con lo stesso messaggio veicolato sul web. Una tendina da valicare, ovviamente, e dove trovare, dietro di essa, contributi audio e video che raccontano come sia immediato l’effetto che questa forma di violenza porta anche nei luoghi in cui ogni adolescente dovrebbe sentirsi al sicuro e protetto.
Non solo: il “contenuto sensibile” è ciò che migliaia di adolescenti vivono nella loro stanza.
Una campagna social la cui portata è stata davvero ampia: oltre 7,4 milioni di persone raggiunte online, grazie anche all’hashtag #notinmyhomepage, per una diffusione totalmente organica e che è riuscita ad andare dritta al cuore del problema.

Un’idea creativa, quando incontra contenuti semplici, efficaci e comunicativi, riesce a ricevere risultati realmente importanti: e questa case history Ikea può fungere da memorandum per tanti altri brand, ricordandoci sempre quanto sia utile comunicare messaggi attuali e di come essere ambassador riconosciuti possa contribuire a gettare attenzione sulle problematiche che più ci stanno a cuore. Un lavoro sicuramente non facile, così come non è facile conquistare una brand awareness sempre efficace e positiva, ma utile a renderci protagonisti di una comunicazione in grado di andare oltre il marchio e oltre il commerciale.

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Cannes Lions 2019: i migliori spot vincitori appartengono al sociale

1 Luglio 2019

Sì, c’è un olimpo dorato a cui tutti i team creativi puntano, che seguono e da cui prendono spunti per quei trend che detteranno legge nelle campagne advertising a venire: i Leoni di Cannes, il Festival Internazionale della Creatività in pubblicità.
Sette intensissimi giorni sulla Croisette della città francese, presso il Palais des Festivals et Congrès.
Un appuntamento che si sussegue dal 1854, che ha visto passarsi il testimone tra ben 30.000 iscritti e oltre 90 paesi in gioco. Il tutto, ovviamente, culmina, come nella migliore delle creazioni, il settimo giorno, con la celebre premiazione delle migliori campagne e dei migliori concept.

Dopo questa breve ma doverosa introduzione, dedicata a chi, in caso, ancora non conoscesse la kermesse, possiamo addentrarci nel clou della questione: i vincitori 2019, ovviamente visti dagli occhi di Siks ADV!

I migliori spot: la nostra top 3 è per il sociale

    • Google Creatability: più che un’ADV, una vera e propria idea permeante che consente di tradurre in tech e intelligenza artificiale le attività più creative – come musica e disegno – per persone con disabilità. Un esempio? Quello illustrato da Chancey Fleet, accessibily advocate in Google, che racconta la possibilità – per chi non vede – di disegnare su schermo attraverso una mappatura del movimento del corpo, oltre alla possibilità di ricevere in tempo reale una descrizione di ciò che si sta disegnando. Una metodologia applicabile anche alla musica, con la stessa modalità, per scegliere campioni di strumenti differenti e comporre il proprio brano.
    • Ikea Pax for this able: pratico, effettivo, semplice. Più che uno spot, una dimostrazione. Venti secondi, un mobile Pax bianco, uno sfondo giallo, e Pavel che testa la nuova soluzione Ikea, la maniglia ideata per portatori di handicap. Insomma, nulla di troppo stupefacente: fino all’arrivo del payoff finale, “this able”, gioco di parole che rende abile chi prima non poteva compiere con facilità un’azione per molti banale. E questo payoff è diventato il nome di una linea di strumenti facilitatori a cui il brand ha dedicato anche un sito web ad hoc.
    • Nike – Dream Crazy: un vibrante susseguirsi di emozioni, in due minuti di girato e in pieno stile Nike. Un susseguirsi serratissimo di fotogrammi dove “dream crazy”, titolo e payoff del video, racconta come lo sport sia accessibile a tutti, rappresentando un mezzo attraverso cui appianare ogni divergenza e ogni differenza che la società sottolinea. La particolarità? La storia che scandisce il montaggio è raccontata dal quarterback Colin Kaepernick, discriminato ed espulso dal campionato di football americano nel 2016 per essersi inginocchiato durante l’inno, denunciando così il razzismo dilagante nello sport più amato degli USA.

E l’Italia?

Tanti premi per il bel paese: l’Italia ha vinto per lo più nelle categorie social o brand experience, e l’agenzia Pubblicis di Milano si è aggiudicata un bell’en plein con ben tre campagne premiate. Uno di questi piccoli grandi capolavori ha catturato la nostra attenzione: si tratta dello spot Leroy Merlin “Lessons for good”, un girato di oltre due minuti ambientato nei retail Leroy Merlin che punta il tutto per tutto su una maratona di solidarietà. Perché il brand di hobbistica e casa francese ha fatto del contenuto free, come i suoi workshop gratuiti, un forte punto di valore. E con questo spot sicuramente il messaggio arriva forte e chiaro!

Tiriamo le somme

Un’edizione, quella del 2019, che ha visto un vero e proprio cambiamento di consapevolezza e di tematiche. Perché i Cannes Lions hanno premiato la tematica sociale, e la consapevolezza da parte dei brand di quanto sia importante analizzare la realtà, le sue problematiche, le sue sfaccettature: perché solo così si può mirare a un miglioramento collettivo. E perché la comunicazione non può più essere solo una vetrina, ma diventa, giorno dopo giorno, una fonte di informazione creativa ed efficace, sempre più.

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“Respecting your competitor, is respect for yourself”: l’umile lezione advertising di BMW

5 Giugno 2019

“Respecting your competitor, is respect for yourself” è il titolo dell’insolita, avventurosa campagna advertising ideata dal team interno di BMW per salutare – con un omaggio nel miglior stile del brand – lo storico CEO della rivale Mercedes-Benz Dieter Zetsche, a capo dell’azienda per quasi 15 anni: un uomo di comunicazione e di azione abilissimo, a cui si deve – per esempio – il rientro di Mercedes-Benz nel campionato di Formula Uno, con ben 5 trionfi. E che, per questo, ha saputo certamente cogliere l’ironia che si cela in questa campagna, rendendosi il protagonista dello spot del competitor.

Il video

“The last day”. La sedia vuota, lo schienale che volteggia. Gli ambienti luminosi e raffinati dell’azienda, un selfie, applausi: il sipario viene calato sulla carriera di Dieter Zetsche. Una musica leggera, un malinconico pianoforte di sottofondo. Fino al viaggio verso la sua casa. Infine, un garage aperto: sullo sfondo, trasversalmente, si nota una vecchia Mercedes d’epoca bordeaux. Ma la scossa arriva con l’accensione dei silenziosissimi motori di un ultimissimo modello BMW da corsa, dove a bordo sfreccia, pieno di energia, l’ex CEO dell’azienda concorrente.
Fino al payoff finale, che rientra nelle righe, dopo questa piccola provocazione, per parlarci di una lezione di grande rispetto nei confronti del concorrente di una vita.

Il linguaggio dell’ADV

“Grazie, Dieter Zetsche, per tutti questi anni di ispirante competizione”: questa potrebbe essere una più che plausibile traduzione del payoff finale di questo video, condotto nell’estrema semplicità, nei suoi 53 secondi di durata. Un video-advertising che si gioca su un doppio filo: rispetto e ironia. Parlare degli altri, riconoscendone il valore, sfruttando una news che corre alla velocità della luce nel mondo della finanza e dei motori, e trasformandola in un memorabile episodio di real-time marketing.
Lo spot, che per ora si trova solamente su YouTube, ma che speriamo presto di vedere sui planning media delle reti TV, ci dimostra come sia possibile concatenare i migliori aspetti dell’advertising – immediatezza e messaggio in primis – senza rinunciare al caratteristico tono di voce che contraddistingue ogni brand e che, per BMW, è certamente quello della non-troppo-velata ironia.

I valori di un brand ispirano il tono di voce

BMW è da sempre un brand che “osa”: lo fa con un linguaggio competitivo. Sono memorabili i payoff che accompagnano spesso il logo, che si ritrovano nella home del sito o nelle chiose degli spot, forti, corposi, come “driving pleasure has a name”, “become the best”, “show them all”, “the way to the top”. Certo, possono suonare come elementi ridondanti ma, a tutti gli effetti, sono parte di un codice di condotta che da sempre contraddistingue il loro linguaggio di brand.  Che, però, in questo spot viene mediato, scende a patti, diventa quasi più umile riconoscendo, a Dieter e – di conseguenza – al brand competitor – un valore fondamentale: quello di essere stati concorrenti memorabili, “ispiratori”.
Fino alla stoccata finale, in pieno stile BMW, dove, con la massima ironia, il caro vecchio Dieter sfreccia verso nuovi orizzonti di gloria a bordo del bolide della casa d’auto dell’Elica.

Un video intimo, dettagliatissimo e acuto: così abbiamo voluto descriverlo per voi. Per una lezione di ADV che rispetta in pieno ogni singolo dettame del “fair play” tra due competitor, senza levare però il gusto della sfida e della competizione più eleganti.

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