Il marketing è un campo bizzarro: costruisce la sua portata su numeri, dati, metriche e statistiche.
Un colosso serioso, che incute timore reverenziale, e a cui tutte le attività, le società, le startup, si attengono consultando la sua voce dei suoi guru, un po’ come fossero oracoli.
Ma il marketing, e la sua sorella pubblicità, celano uno spirito goliardico: per questo, il primo d’aprile è sicuramente uno di quei giorni che non possono passare inosservati nel mondo digital.
Così, ci siamo guardati intorno e abbiamo scovato la nostra top 5 di brand jokes: le idee più scherzose in un excursus che comprende gli ultimi 5 anni di burle sagaci e illuminanti da parte dei grandi marchi.
2015: il vincitore è Google
Correva il 2015, anno in cui Google Maps ha trasformato strade e percorsi di tutto il mondo nel labirinto di Pac-Man.
Ma, sempre nello stesso anno, il colosso Google si è divertito a lanciare Smartbox: una cassetta delle lettere che si prende cura della posta – sì, quella fatta di cara e vecchia carta – proprio come farebbe la casella Gmail, ordinando le missive tra inbox, posta inviata, spam. Una cassetta interattiva, con display touch e sistema di notifiche collegate ai propri dispositivi mobili. Un pesce d’aprile davvero credibile!
2016: Mark for H&M
Lo ricorderete: Mark Zuckerberg modello per un giorno, modello per HM. Anzi, modello per una collezione studiata appositamente da lui, per quelli come lui. Il payoff irriverente “one less thing to think about in the morning” faceva presagire il contenuto della capsule collection, composta di sette modelli di t-shirt grigie – tutte uguali – e un solo paio di jeans. Nulla da aggiungere all’essenzialità del patron di Facebook, diventato protagonista della fantomatica collezione a cui il brand di abbigliamento svedese ha dedicato una landing page ancora visibile oggi all’indirizzo markforhm.com!
2017: è l’anno di volare con Ikea
Il primo d’aprile di due anni fa, la notizia del lancio di FLIKEA, la nuova compagnia aerea low-cost con linea Svezia-Australia come tragitto di punta, ha fatto il giro dei social. Uno scherzo che, forse, non risultava poi così credibile, ma che ha suscitato l’ilarità di tanti: «Non lasciare che tuo marito costruisca il sedile: non leggerà le istruzioni e lascerà indietro qualche vite» è certamente il commento più amato e ri-condiviso della campagna fake.
2018: Burger King scherza con il Whopper
Burger King sembrava aver realizzato il sogno nel cassetto di tanti appassionati di fast food, illudendoli in due modi davvero bizzarri: partiamo dal mai-più-senza, il totem per gli ordini, installato direttamente in salotto. Un’idea a cui hanno abboccato in pochi, certo. E allora, Burger King ci riprova, a poche ore di distanza, prendendo di mira gli amanti del cioccolato con il Chocolate Whopper: burger di cioccolato alla griglia, colante salsa al lampone, anelli di cioccolato bianco, canditi di arancia, crema alla vaniglia… ma, soprattutto, un emblematico “coming soon, maybe”. Il tutto arricchito da una musica ammiccante che amplifica il languorino lasciando tutti a bocca asciutta.
2019: Tinder ti fa dire la verità
Tinder lancia una nuova funzionalità chiamata “verification”? Sì, ma solo per il primo aprile. E grazie a “Verification” non sarà più possibile barare sull’altezza: “Say Goodbye To Height-Fishing” recita il claim del pesce d’aprile del social che richiede, al momento dell’iscrizione, un’immagine che ci ritrae a fianco di un edificio identificabile. Da qui, il sistema procederà, quindi, con fantasmagorici algoritmi, alla verifica dei dati. Terrore allo stato puro, smentito poche ore dopo il lancio. Possiamo tirare un sospiro di sollievo, e continuare a barare, almeno fino al primo appuntamento!
E così, questa top 5 ci dimostra che, dietro all’ilarità, si cela la creatività massima dei brand: una creatività che rimane inespressa durante la quotidianità lavorativa dei team di comunicazione e che trova, così, in questa giornata, un’occasione di real time marketing irresistibile.