Avete presente Piccadilly Circus, o Times Square? Tra gli skyline, si distinguono nettamente – da anni – serie e serie di maxi-advertising su videowall. E oggi, nel 2019, potremmo dire che la storia non è cambiata, ma si è semplicemente evoluta. E si fa chiamare “Digital signage”: un nuovo linguaggio che abbraccia le città – sempre più smart – e i suoi luoghi, nel pieno dell’era digitale.
Digital signage: di cosa stiamo parlando?
“Digital signage” significa dialogare e comunicare attraverso un display: una forma mentis, concreta (e figurativamente verbale) ormai tipica delle città in cui viviamo, sempre più “smart”.
Il digital signage si costituisce, infatti, di segnali video su schermi di diversi formati e dimensioni, che popolano stazioni, negozi, aeroporti, e moltissimi altri luoghi, anche i più impensabili, lanciando messaggi differenziati.
Filmati, effetti cromatici cangianti, grafica on screen e call to action al servizio del video led sono una vera e propria risorsa che consente di programmare accuratissimi planning, con veri e propri palinsesti basati su dati insight relativi a orari, necessità delle varie stagioni e dei messaggi commerciali (saldi, festività, fino al flusso dei visitatori, soprattutto per stazioni e aeroporti): esperienze customizzabili la cui richiesta, si stima, crescerà di oltre 9 punti percentuale nei prossimi tre anni. E non è difficile comprenderne il perché.
I dati:
Ce ne parla “Industria Italiana”, in un focus di qualche settimana fa, che riporta dati numerici davvero mirabolanti su quello che è il mercato del digital signage: “[…] basti pensare che le previsioni di vendita per il 2020 sono di 4,4 milioni di unità. […] Le aree geografiche che evidenziano la crescita più sostenuta sono l’America Latina e l’Asia Pacifico. Se gli schermi più venduti sono quelli con una risoluzione 1920×1080, la crescita maggiore anno su anno viene registrata dalle vendite di unità display con risoluzione 3840×2160, aumentate di 4 volte. In termini di dimensioni la crescita maggiore è stata invece evidenziata da display a 32 e 43 pollici.”
Il caso Samsung:
Samsung, in fatto di Digital Signage, è la prima corporate in classifica: la multinazionale coreana, infatti, ha uno sharing del 39%, seguita da Lg, Goodview e Nec, nettamente distaccati. E proprio Samsung è il brand che ha creato i supporti su cui scorrono i segnali di “The Wall”, nel nuovo aeroporto di Instanbul: una delle più grandi strutture digital signage al mondo – inaugurata lo scorso dicembre – per una superficie di oltre 1000 metri tra schermi LCD e Led, ricca non solo in informazioni di viaggio, ma anche intrattenimento, informazione e advertising, 24 ore su 24, 7 giorni su 7, grazie a semplici funzioni di programmazione che fanno sembrare la cartellonistica un antesignano metodo di diffusione delle informazioni.
Il futuro è già qui!
Ma cosa rende il digital signage “smart signage”? Infatti, un altro passaggio sta per compiersi, in questa inarrestabile evoluzione della comunicazione contemporanea: la cartellonistica digitale è, a tutti gli effetti, device multitasking per comunicazioni di ogni sorta. Ed è proprio per la sua definizione, tra dimensioni differenti, messaggi, grafiche e video, che diviene smart: un sistema a servizio di ogni creatività e di ogni differente tipologia di idea, soprattutto in fatto di advertising, che mette a disposizione del mondo della comunicazione possibilità di adattarsi a qualsiasi necessità, spazio, formato, dove l’interazione e l’effetto “wow” sono sempre garantiti, in una perfetta unione di media, informatica, grafica, video e copywriting.