“Sono sempre i migliori che se ne vanno”. O forse no?
Google+, oggi, si ritrova nella stessa situazione in cui si ritrovò LinkedIn, quando nel 2016 in seguito a un attacco rese pubblici i dati di 117 milioni di iscritti, e come Facebook, nell’occhio del ciclone con lo scandalo Cambridge Analytica. La notizia, veicolata in primis dal Wall Street Journal, risale a pochi giorni fa – per la precisione al 7 ottobre – e sostiene che Google+ abbia esposto a rischi i dati di oltre 500.000 utenti privati per oltre 3 anni. La decisione, così, diventa inevitabile per il colosso dei motori di ricerca: il social di Mr. G chiuderà definitivamente i battenti durante la prossima estate.
Il motivo della chiusura di Google+
La motivazione? Sta in un bug: un bug di cui Google+ era già a conoscenza dalla scorsa primavera, ma che ha preferito tacere.
Infatti, proprio nel marzo 2018, mentre Facebook era sotto un controllo globale per via della raccolta di dati personali e a cui seguì lo scandalo Cambridge Analytica, Google ha scoperto uno scheletro, decisamente scomodo, nel suo armadio: un bug nell’API – application programming interface -, che ha dato ampio margine agli sviluppatori di app di terze parti di accedere ai dati non solo degli utenti che avevano concesso il permesso, ma anche a quelli dei loro amici.
Uno scandalo taciuto questo, ma dalla dinamica familiare, poiché riflette – quasi per filo e per segno – ciò che ha portato Mark Zuckerberg davanti al Congresso degli Stati Uniti.
E così, alle 4 del mattino del giorno 10 ottobre 2018, Google stava perdendo il 4,63% sulle sue azioni.
Google+, il social che non ha mai spiccato il volo
Nell’ultimo biennio, Google+ era diventato quasi uno sconosciuto. Dopo il boom del 2011, a seguito del quale sono stati scritti centinaia di libri in tutto il mondo, in molti riponevano le loro speranze di scalata dei motori di ricerca in questo social dall’icona rossa: perché, essendo prodotto Google, le promesse erano proprio quelle di migliorare il posizionamento e il ranking di articoli e siti.
Ma c’è stato un tempo in cui Google+ rappresentava un club esclusivo, con milioni di utenti Internet che chiedevano a gran voce di entrare. Proprio nel 2011, Google invitava privatamente i suoi iscritti Gmail ad accedere a questo nuovo social dalle grandi prestazioni: e così, solo nel 2014, Google+ contava oltre 2.800.000 iscritti, fornendo loro hangouts, webcam e possibilità di scambio file. Ma poi, Google, ha scoperto che socializzare online era più difficile di quanto sembrasse: e così, nei giorni scorsi, il gigante della Silicon Valley ha dichiarato che “nell’arco dei prossimi 10 mesi il social chiuderà. Il completamento è previsto per la fine di agosto 2019. Nei prossimi mesi, verranno fornite ai vecchi utenti informazioni aggiuntive sulle modalità in cui si possono scaricare e migrare i propri dati“. E quello sarà un giorno triste, soprattutto per tutti quei SEO specialist che per anni hanno creduto in lui.
Una mossa, questa della chiusura di Google+, che mette in evidenza quella che è la sfida per tutti gli altri player del mondo social di competere con Facebook, la piattaforma social di maggior successo al mondo dalle continue implementazioni.