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Agenzia di comunicazione a Genova

News dal Web

Nano-influencer caratteristiche e vantaggi per i brand

15 Marzo 2024

Quando si parla di influencer marketing, spesso si tende a pensare a partnership fra brand e profili con milioni di follower. In realtà, un abbinamento tra un marchio e un influencer può essere vincente a prescindere dal numero di seguaci di quest’ultimo, anzi… 
In molti casi, le collaborazioni con creator dal seguito più ristretto possono rivelarsi più efficaci. Scopriamo come e perché in questo articolo!

Le diverse tipologie di influencer

Prima di partire, facciamo un breve riepilogo di come vengono comunemente classificati i profili degli influencer sulla base del loro seguito:


  • Nano-influencer: da 1.000 a 10.000 follower
  • Micro-influencer: da 10.000 a 100.000 follower
  • Macro-influencer: da 100.000 a 1 milione di follower
  • Mega-influencer: oltre 1 milione di follower


In questo caso ci concentreremo sui nano-influencer, anche se gran parte delle cose che diremo possono valere anche per i micro-influencer.

Perché collaborare con un nano-influencer?

Analizziamo, prima di tutto, i punti di forza dei nano-influencer nel rapporto con i propri follower, un aspetto fondamentale per i brand che intendono collaborare con questi profili. In particolare, rispetto a mega- e macro-influencer, notiamo che i creator con un seguito più ristretto possono contare su:

Maggiore engagement

I nano-influencer hanno un pubblico ristretto, ma altamente fidelizzato, coinvolto e interessato ai loro contenuti. Questo si traduce in un tasso di engagement (like, commenti, condivisioni) nettamente superiore rispetto a influencer più grandi. 
Inoltre, i nano-influencer sono più propensi a interagire direttamente con i propri follower, dando vita a community particolarmente solide e durature. 


Maggiore autenticità

Se è vero che, in media, un influencer che sponsorizza un prodotto sui social può risultare più credibile e autentico di un personaggio del mondo dello spettacolo che fa da testimonial in uno spot televisivo, è altrettanto vero che non tutti gli influencer possono vantare lo stesso grado di autenticità nella percezione del pubblico. Infatti, se i macro- e mega-influencer sono considerati celebrità del web, i micro- e nano-influencer conservano una maggiore autenticità perché vengono visti come persone comuni, molto vicine ai loro follower. I loro contenuti sono quindi percepiti come più genuini rispetto a quelli dei creator più grandi, che possono apparire più distanti e impersonali nelle loro modalità comunicative. Come abbiamo già accennato, i nano-influencer tendono a interagire molto di più con i propri follower, costruendo con loro un rapporto più stretto, più personale e personalizzato, basato sulla fiducia. 
Inoltre, all’interno di una determinata nicchia, le voci di questi creator possono risultare particolarmente credibili, dunque autorevoli. 
L’azione combinata di tutte queste dinamiche fa sì che le sponsorizzazioni dei nano-influencer appaiano più spontanee, affidabili e persuasive agli occhi dei possibili acquirenti, con tutti i vantaggi che ne derivano.

Maggiore targetizzazione

I profili dei nano-influencer tendono a rivolgersi a settori specifici, che si tratti di ambiti lavorativi o di hobby, interessi e passioni che i creator condividono con il proprio pubblico. Una condivisione che, lo ribadiamo, contribuisce ad alimentare un legame stretto e profondo con i propri seguaci. Collaborare con un nano-influencer, quindi, permette ai brand di raggiungere un pubblico altamente profilato, attivo e interessato all’interno di una specifica nicchia di mercato. Al contrario, i macro- e mega-influencer, avendo un pubblico più generalista, non garantiscono una targettizzazione altrettanto precisa.

Le collaborazioni con i micro-influencer presentano, inoltre, diversi vantaggi pratici per i brand. Ecco i principali:

Costi inferiori, maggiori opportunità

I costi di collaborazione con i nano-influencer sono decisamente inferiori rispetto a quelli degli influencer più grandi. A livello strategico, il budget che si spenderebbe per la collaborazione con un singolo macro-influencer potrebbe essere ripartito in più collaborazioni con diversi nano-influencer. In questo modo, il brand potrebbe raggiungere un pubblico più ampio e diversificato, sperimentando l’impatto dello stesso prodotto su diverse frange di pubblico.

Maggiore flessibilità e longevità

Davanti alla prospettiva di una collaborazione, i nano-influencer sono generalmente disposti a mettersi in gioco e ad adattarsi alle esigenze dei brand più di quanto facciano gli influencer di maggiori dimensioni. Sono anche più propensi a coltivare partnership a lungo termine con uno o più brand.

Maggiore sperimentazione

Il ristretto bacino d’utenza dei nano-influencer può fornire un ulteriore vantaggio sul fronte della sperimentazione. Infatti, le collaborazioni con i creator più piccoli offrono ai brand la possibilità di testare la ricezione di nuovi prodotti in un contesto più ristretto prima di lanciarli su larga scala.

Una strategia vincente

All’interno di un sistema digitale dispersivo, dominato da influencer con milioni di follower, puntare su profili più piccoli può essere una scelta vincente. Se vengono selezionati e gestiti con la massima cura, i nano-influencer si rivelano essere partner di valore sia per i brand più grandi che per quelli più piccoli, che possono giovare di una soluzione vantaggiosa anche sul fronte economico.
Sicuramente, l’influencer marketing non ha solo a che fare con il numero di follower – una cifra che, comunque, conta sempre meno del tasso di interazione. 
La cosa più importante, infatti, è individuare i “giusti” creator, in linea con i valori, le esigenze e gli obiettivi del brand. Per generare brand awareness, ad esempio, un mega-influencer può essere la scelta migliore. Se invece si desidera raggiungere un target specifico, allora puntare su influencer con numeri più contenuti potrebbe essere la soluzione più adatta. 
L’ideale sarebbe coinvolgere creator con pubblici di diverse dimensioni all’interno di una stessa campagna: combinando queste diverse risorse in modo strategico, è possibile ottenere un risultato soddisfacente su più fronti.

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Threads spodesterà X? Scopriamo il nuovo social di Zuckerberg

7 Febbraio 2024

Fra la fine del 2022 e l’inizio del 2023, un barcollamento sulla reputazione di X (ex Twitter) nell’ambito del microblogging, ha aperto la strada a possibili competitor. Mark Zuckerberg non se l’è fatto ripetere due volte, lanciando Threads nel luglio 2023, a neanche un anno dall’acquisizione di Twitter da parte di Musk nell’ottobre 2022.
In Europa, però, Threads è disponibile solo da dicembre 2023. Gli utenti stanno ancora prendendo confidenza col mezzo e la piattaforma stessa sta cercando di capire in che direzione muoversi. Sarebbe prematuro esprimere un giudizio su questo nuovo social dopo appena sei mesi (e sarebbe impossibile farlo dopo un solo mese), ma possiamo sicuramente tracciare qualche coordinata di partenza per cominciare ad esplorare limiti e potenzialità dell’alternativa offerta da Meta. Prima di tutto, una domanda sorge spontanea: Threads è una copia di X – bella o brutta che sia – o aggiunge effettivamente qualcosa di nuovo all’affollato panorama social?

Threads


L’interfaccia di Threads non è molto simile a quella di X, ma ovviamente si incentra anch’essa su messaggi brevi (scritti) che possono essere accompagnati da immagini, gif, video. Tuttavia, alcune funzionalità sembrano favorire una maggiore interazione fra gli utenti, mentre altre potrebbero precludere a Threads la possibilità di diventare un degno sostituto di X.

Follow

Chi ha popolato Threads in questi suoi primi mesi di vita ha assistito alla tipica euforia che caratterizza la fase iniziale di ogni nuovo social. In questo caso, l’ultimo arrivato giova del collegamento diretto con Instagram, favorito da Meta. A ogni nuovo iscritto viene offerta la possibilità di seguire in automatico tutti i profili che già segue su Instagram: questa funzionalità permette alla maggior parte dei nuovi profili di partire già con un discreto numero di seguaci. Inoltre, sulla piattaforma impazza il “follow 4 follow”, ossia la pratica di seguirsi a vicenda. Si tratta, naturalmente, di una “promessa” che il più delle volte viene a mancare sul lungo periodo, ma nel caso di Threads c’è un dettaglio che potrebbe cambiare le carte in tavola in materia di follow/unfollow. Infatti, se su Instagram è possibile vedere sia il numero di follower che il numero di profili seguiti, su Threads è possibile vedere solo i follower. Quindi, se su Instagram i profili di maggior prestigio sono quelli in cui il numero di follower è nettamente superiore al numero di profili seguiti, su Threads la questione non si pone: per mantenere alto il proprio “status” non è necessario preoccuparsi di quanti (e quali) profili si decide di seguire perché il dato non viene reso pubblico dalla piattaforma.

Interazioni

Inoltre, su Threads non è possibile vedere il numero di quelli che su X vengono chiamati “retweet”, ossia il numero di volte in cui un determinato contenuto è stato ricondiviso. Anche questa metrica sembra dunque perdere valore rispetto a X, in favore piuttosto di un’interazione più diretta. Dopotutto “threads”, in inglese, significa “discussioni”, e rimanda agli omonimi threads dei forum, piattaforme di discussione che esistono ancora oggi, ma che dopo l’avvento dei social si sono decisamente svuotate. Eppure, i forum offrono agli utenti un’occasione per discutere di argomenti di comune interesse in maniera ben più approfondita di quanto sia possibile fare sui social. Pensiamo allo stesso X, che proprio sulla brevità (280 caratteri per tweet) ha costruito la propria ragione d’essere. In questo senso, Threads offre qualche carattere in più per esprimersi (500), oltre alla possibilità di modificare il messaggio entro i primi 5 minuti dalla pubblicazione. Anche i video, su Threads, durano di più, con un massimo di 5 minuti contro i 2 minuti e 20 di X. L’impossibilità di inviare messaggi privati, poi, è un ulteriore incentivo a discutere direttamente sulla piattaforma.

Messaggi vocali

Non dimentichiamo, in ultimo, quella che è forse la più grande novità che Threads introduce rispetto a X, ossia la possibilità di inviare messaggi audio di massimo 30 secondi, con o senza trascrizione automatica. Questa opzione offre un grande potenziale sul lato dell’interazione: sentire la voce dell’interlocutore, anche se per pochi secondi e in differita, contribuisce a metterne in luce gli intenti – seri o ironici che siano – dando vita a interazioni più limpide rispetto a X, in cui la brevità lascia spazio a messaggi caustici, litigi e fraintendimenti. Tuttavia, questa funzionalità potrebbe portare con sé altri problemi.
Nei primi giorni di Threads in Italia, infatti, si è parlato molto di uno degli audio ricevuti da Giorgia Meloni in risposta al suo primo post: un sonoro rutto. La goliardata ha fatto sorridere molti, ma ha anche messo in luce una maggiore difficoltà nel moderare i contenuti audio rispetto a quelli scritti, sollevando diverse polemiche.

Argomenti di conversazione

A differenza di quanto avviene su X e su Instagram, su Threads è possibile inserire un solo hashtag per indicare la tematica del post. Inoltre qui gli hashtag, privati dell’iconico cancelletto che ha caratterizzato X (Twitter) fin dai suoi albori, possono essere costituiti da intere frasi, con tanto di spazi e caratteri speciali. Ricordano, visivamente, i tag di Facebook, e tendono a riferirsi a specifici argomenti di conversazione, spesso legati ad ambiti ben precisi: Bookthreads, ad esempio, accomuna scrittori, editori e appassionati di romanzi.

A livello di tematiche, Threads ricorda un po’ il Facebook delle origini, con gli utenti che tendono a discutere di interessi ed esperienze in comune. Rispetto a X, c’è meno interesse per l’attualità e per le notizie in tempo reale, nonché per i temi sociali e per la politica in generale – lo stesso Adam Mosseri, Head of Instagram, ha dichiarato che Threads non è progettato per dare la priorità a contenuti di questo tipo. Manca, inoltre, la sezione dedicata ai trending topic, gli argomenti di tendenza su cui X basa gran parte del proprio appeal, e diversi utenti si chiedono se sia una piattaforma adatta a commentare eventi in presa diretta. Per certi versi, risulta difficile credere che Threads possa effettivamente sostituire X.

Fra passato e futuro

Ci troviamo in una fase di rodaggio in cui è difficile stabilire con certezza tanto la “morte” di X quanto l’aspettativa di vita di Threads, che qualcuno dà già per morto.
Per il momento, Threads non sembra un’alternativa efficace a X, ma qualcosa di diverso. Un social che, come recita una celebre tradizione nuziale, include qualcosa di nuovo, qualcosa di vecchio e qualcosa di prestato (da X, ma anche da Instagram).

Tornando sul fronte dell’interazione, bisogna specificare che il bacino d’utenza di Threads è ancora limitato e quindi l’algoritmo prende in considerazione, per i contenuti che appaiono nella sezione “Per te”, l’inerenza alle precedenti interazioni dell’utente più che la risonanza che i post stessi hanno ottenuto, quindi capita spesso di vedersi comparire post di illustri sconosciuti, con appena una manciata di like e risposte, che parlano di argomenti che ci interessano, e a cui viene naturale rispondere.
Questo ci riporta indietro nel tempo fino all’epoca del web 2.0, se non addirittura 1.0., quando ad avere internet erano poche persone e quindi, specie all’interno di un ambito specifico, era semplice ritrovarsi a discutere con perfetti sconosciuti. Le gerarchie esistevano, ma non erano rigide e insormontabili: i webmaster dei siti più visitati godevano di un certo prestigio all’interno della loro nicchia, ma non erano celebrità irraggiungibili. Con l’avvento degli influencer su Instagram e TikTok stiamo invece tornando a un modello di comunicazione più vicino a quello che caratterizza la televisione, in cui un personaggio pubblico parla a una folla di spettatori che ascoltano, ma che difficilmente saranno ascoltati a loro volta, se non a livello statistico. Questo avviene anche su X, con gli utenti che spesso e volentieri puntano a farsi notare più che a interagire con gli altri.
E allora un po’ di sana conversazione con una manciata di estranei, con nessun scopo recondito oltre al fatto di parlare di una cosa che ci interessa, non può che costituire una bella boccata d’aria fresca. E poi che succederà? L’utenza aumenterà, e quindi si ripresenteranno le stesse dinamiche che separano influencer e pubblico sugli altri social?
Oppure diminuirà, causando l’effettiva morte della piattaforma?
Quel che è certo è che non ha senso effettuare un’autopsia prima del tempo.

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Real time marketing: come Renault ha risposto a Shakira

30 Gennaio 2023

Il nuovo singolo di Shakira, Music Sessions Vol 53, è diventato virale.
Nel testo, la cantante si scaglia contro l’ex marito, il calciatore Gerard Piqué, e la sua nuova fidanzata, Clara Chia Marti, con un verso in particolare: “Hai scambiato una Ferrari con una Twingo, hai scambiato un Rolex con un Casio“.
Insomma, Shakira associa sé stessa a due brand di lusso (Ferrari, Rolex), ponendoli in contrasto con i due marchi a cui associa la rivale (Twingo, Casio): il paragone ha fatto furore, scatenando l’ironia del web.
Come spesso accade, gli utenti sono stati più veloci dei brand: in pochissimo tempo è nato un account fake di Casio che su Twitter ha pubblicato risposte divenute virali come “Non saremo Rolex, ma i nostri clienti ci sono fedeli” (un riferimento al fatto che Piqué abbia tradito Shakira) e “La batteria dei nostri orologi dura più della relazione di Piqué e Shakira”.

Renault ha adottato un approccio simile sui suoi canali social ufficiali, riconnotando in positivo alcune caratteristiche del proprio prodotto mediante riferimenti diretti al testo della canzone. Se Shakira, rivolgendosi a Piqué, dice di essere sprecata “per tipi come te”, Renault ribatte sostenendo che il modello in questione è invece specificatamente rivolto a “tipi e tipe come te”. Presentando la Twingo come un’automobile per tutti, Renault ne valorizza l’accessibilità in contrasto con il lusso della Ferrari, per molti irraggiungibile, a cui Shakira si accosta. È un concetto curiosamente simile al celeberrimo Think Small della storica campagna di Wolksvagen del 1959, per cui la semplicità diventa un punto di forza.

Pa tipos y tipas como tú. ¡Sube el volumen! #Renault #Twingo #claramente #joven #urbano #eléctrico #ágil #Icónico #compacto #travieso pic.twitter.com/eND207qM3H

— Renault España (@renault_esp) January 12, 2023

La risposta più eclatante è arrivata, a sorpresa, con un’insegna fisica. Fotografato da numerosi passanti, il cartellone pubblicitario – posto nei pressi dello stadio di Barcellona, in cui si allena Piqué – ha presto fatto il giro del web.


Qui troviamo diversi copy che, citando il testo della canzone, mettono in luce i punti di forza della Twingo in contrasto con la relazione fra Shakira e Piqué. ad esempio: “Da 0 a 100 in più tempo di quanto è durato il vostro matrimonio” e “Il nostro motore non ti lascerà mai, il tuo ex marito lo ha già fatto”.

Più sottile la risposta di Renault Colombia (paese Natale della cantante), che su Twitter promette a Shakira di amarla per sempre (sottinteso: a differenza di suo marito).

Twingo te va a querer siempre @shakira
Lo prometemos. #Twingo #Twingo30años https://t.co/y387N5fNWy

— Renault Colombia (@Renault_Co) January 12, 2023

Insomma, da un lato Shakira ha sminuito la Twingo paragonandola alla Ferrari, dall’altro Renault ha posto l’enfasi proprio su ciò che la distingue da un’auto di lusso e ha “studiato” bene il testo della cantante per rispondere con frecciatine altrettanto fulminanti.
Ritrovandosi inaspettatamente al centro di un evento mediatico di ampia portata, Renault ha colto l’occasione per prendere le redini e ribaltare la situazione con ironia e tempestività.

Noi possiamo aiutarti a valorizzare l’identità del tuo brand in ogni occasione. Contattaci!

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Clubhouse: cos’è e come funziona il social network della voce

14 Aprile 2021

Negli ultimi mesi, a forza di sentir parlare di Clubhouse, vi sarete chiesti cos’è e come funziona questa nuova app.
Per questo abbiamo deciso di parlarne sul nostro blog: continuate a leggere per saperne di più!

Clubhouse: cos’è?

Clubhouse è un social network basato interamente sulla voce: non troverete quindi foto, video, storie e tutto ciò che siete abituati a vedere su Instagram, Facebook e così via. Forse è proprio per questo che se ne parla tanto, oltre che per l’aura di esclusività che si è guadagnato permettendo l’accesso solo a utenti iOS, rigorosamente su invito.

Clubhouse: come funziona?

Clubhouse è organizzato per stanze tematiche, in cui poter entrare e uscire: gli argomenti di conversazione sono variegati, filtrabili secondo i propri interessi. Si può accedere solo alle stanze attive in quel momento, ma è possibile visionare una lista delle stanze che verranno aperte successivamente, nei vari orari del giorno.

Entrando in una stanza, l’effetto che si prova di primo acchito non è molto lontano dall’ascoltare un programma radio, con la fondamentale differenza che a parlare sono persone comuni, non speaker radiofonici, e che è possibile interagire con loro. La funzione dell’alzata di mano permette infatti di prendere la parola, previa approvazione di chi amministra la stanza. Considerato che in una singola stanza ci possono essere centinaia di utenti, il ruolo degli amministratori è fondamentale per far sì che nessuno si sovrapponga: l’effetto finale è assolutamente armonico, sicuramente meno caotico di certe videochiamate di gruppo…
In fondo, ad avere il permesso di parlare sono tendenzialmente poche persone per volta, mentre gli altri ascoltano e basta: sarà interessante vedere come verrà gestita la situazione quando il social si aprirà a un pubblico più ampio, che vorrà sicuramente prendere la parola.
Ad ogni modo, chiunque può aprire una stanza e scegliere chi può averne accesso: tutti gli utenti della piattaforma o un pubblico più ristretto, ad esempio i profili che segui e che ti seguono, o solo quelli che decidi di invitare personalmente.

L’importanza della voce

Quando, con la nascita di Whatsapp, ci lamentavamo di dover ascoltare messaggi vocali infiniti, non avremmo mai potuto immaginare l’importanza che la voce avrebbe assunto di lì a poco, al punto da diventare uno dei digital trend più rilevanti degli ultimi anni.
Il 2020 era stato annunciato come “l’anno della voce”, in cui comandi vocali e podcast l’avrebbero fatta da padrone. Non è un caso, quindi, che la nascita di Clubhouse sia avvenuta proprio l’anno scorso, in piena pandemia.

In questo caso non si tratta né di messaggi vocali, né di podcast, dato che il valore aggiunto sta proprio nel fatto che si tratti di una conversazione in presa diretta, tanto che non è possibile recuperare quanto è stato detto prima del proprio accesso alla stanza.

Si tratta, insomma, di contenuti di cui puoi usufruire solo in diretta, come fosse una videochiamata di gruppo, con la differenza che interagisci – il più delle volte – con completi sconosciuti, e lo fai solo utilizzando la voce, senza preoccuparti di come appari in camera, di cosa indossi o di dove ti trovi. La voce rivela l’essenza più profonda di una persona, permettendo agli utenti di mostrarsi per quello che sono: “l’intonazione, l’inflessione e l’emozione trasmesse attraverso la voce consentono di cogliere sfumature e formare connessioni umane”, spiegano i fondatori di Clubhouse. Sarà anche per questo che, rispetto ad altri social, “le persone tendono ad essere più responsabili di quello che dicono”, come scrive Stefano Maggi, docente di Contenuti Creativi per il Web alla IULM di Milano.

Clubhouse elimina quindi sia il contatto visivo, con la conseguente ansia da prestazione che spinge a mostrare un’immagine di sé distorta da filtri e ritocchi, sia i limiti della comunicazione scritta, che non avviene mai realmente in presa diretta, e che porta a fraintendere toni e intenzioni. Grazie al solo ausilio della voce è quindi possibile intraprendere conversazioni più dirette, sincere ed empatiche, che possano – ce lo auguriamo – portare a legami “virtuali” più stretti e profondi.

Anche per un brand può essere utile cominciare ad esplorare le possibilità di questo nuovo social, che permette di instaurare un contatto più diretto con i propri clienti.
Per consigli su come utilizzare Clubhouse, contattaci!

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Think Sustainably ed Ecosia: quando la tecnologia è amica dell’ambiente

23 Settembre 2019

Se c’è qualcosa che possiamo dire di questo 2019, è che l’ambiente ne è il grande protagonista: l’allerta ecologica relativa al riscaldamento globale, lo scioglimento dei ghiacci, Amazzonia e Siberia che bruciano. Ma, come sempre, dietro ai grandi dibattiti si nascondono soluzioni che nell’IT definiscono smart: idee piccole, magari concentrate su una città, o su un singolo utente, ma che possono rappresentare una nuova pagina per la terra.

Il servizio digitale Think Sustainably coinvolge tutti

E allora, prendiamo una capitale nordeuropea, un’app e una strategia di comunicazione fresca, sincera, diretta all’informazione, e otteniamo “Think Sustainably”: un sito web, unico nel suo genere, nato ad agosto 2019 e destinato ai cittadini, ma anche alle imprese e ai turisti, che consentirà loro di compiere scelte più sostenibili.
Think Sustainably è una vera e propria guida della città – sì, troverete musei, ristoranti, teatri e attrazioni – che mette l’accento sulla sostenibilità e si inserisce nell’ambito dell’iniziativa “Carbon Neutral Helsinki Initiative”, che mira a rendere la città a emissioni zero entro il 2035.

Come funziona Think Sustainably?

Think Sustainably è un servizio decisamente semplice: basta scaricare l’app e cercare le attrazioni più sostenibili, contraddistinte da un tag verde, visitarle e godersi un giro. Ma è per i titolari di aziende, che il servizio prevede alcune implementazioni davvero speciali: come un elenco di controllo delle azioni da intraprendere per rendere la loro impresa più sostenibile, come passare alle luci a LED, offrire un’opzione di menù vegana, fino all’attuazione di un piano misurabile di riduzione del carbonio.

E… la comunicazione? Think Sustainably si basa sulla semplicità del concept e delle azioni, dei suoi mezzi di diffusione, come app e sito web. Di conseguenza anche la campagna di comunicazione si è basata su un video documentario, dove fonti e notizie accompagnano la spiegazione dell’idea e del funzionamento del progetto – in pieno stile how-to – servendosi, però, anche di una parte creativa, come l’affissione non cartacea ma ovviamente con un’operazione video di digital signage diffusa in prossimità del trasporto pubblico, in cui abitanti felici della città, giovani e meno giovani, si rendono protagonisti sostenibili di momenti di shopping, di trasporto, di buon cibo. Il tutto seguito dal claim “Your local guide to sustainable Helsinki”.

Oltre a Think Sustainably c’è Ecosia

Certo, non tutti possiamo andare a Helsinki per vivere questa esperienza immersiva in una città sempre più sostenibile. Però, possiamo decidere di fare le nostre ricerche nel web sul motore di ricerca Ecosia, che ha avuto un vero e proprio boom nei giorni scorsi, quando l’Amazzonia e la Siberia bruciavano. Ecosia, infatti, pianta alberi in cambio di ricerche nel web. Esattamente: perché la piattaforma, nata nel 2009, ha stretto accordi con i big della web search – Google, Bing, Yahoo – e dona l’80% dei proventi degli annunci online alle associazioni senza scopo di lucro che si occupano di salvaguardare la natura e nella riforestazione.

L’orologio scandisce l’ora: mancano 12 anni al termine delle risorse esauribili. E se il tempo non si può fermare, ecco che la tecnologia può aiutarci, con azioni davvero alla portata di tutti!

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Obiettivo project management: un nuovo inizio a settembre

24 Luglio 2019

“Agosto, project managing… non ti conosco”. Storpiando un vecchio detto, ti ricordiamo che non è proprio così: le valigie sono quasi pronte, e con biglietti alla mano corriamo a chiudere studio, casa, ufficio. Ma la scrivania resta lì, con qualche foglio scarabocchiato, un filo penzolante, a ricordarci che settembre rappresenterà un nuovo inizio, dopo la meritata tregua. Dunque, per non vanificare in pochi minuti l’effetto benefico delle tanto agognate ferie, che ne dici di approfittare delle vacanze e rinfrescare la tua strategia di project management? Bastano pochi minuti al giorno e, con questa piccola guida che abbiamo creato per te, avrai tutti gli strumenti per farlo nel più rilassante dei modi.

Fai pace con Google Calendar

Uno strumento imprescindibile, che ti segue da desktop e da mobile, che funziona bene sia per Android che per IOS. L’unico, gratuito e inimitabile Google Calendar: nel corso degli anni, questa app/estensione di Chrome è migliorata, come il buon vino. Semplice, intuitiva, è capace di mettere in comunicazione un team; ma è anche una mappa perfetta per organizzare la tua giornata, lavorativa e non.
Le note in fondo pagina ti permettono di indicare ordini del giorno, di inserire appunti e anche allegati. Basta cliccare su un giorno, riempire il form, assegnare la task a qualcuno, selezionare un orario, una legenda colore, attivare le notifiche ed eccola, la tua agenda interattiva. Gratuita e sempre aggiornabile. Non hai scuse per non fare pace con Google Calendar, insomma.

Dai un’occhiata a Google Keep

Un suggerimento, questo, arrivato all’orecchio del nostro copy da un paio di mesi: sempre dalla Suite di Google è arrivato Keep. Lo definiremmo un piccolo notepad, che trasforma l’audio in testo. Il suo funzionamento a blocchi, del tutto simili a post-it, ti permette di fermare i pensieri trasformandoli in note. Non solo: da questo notepad puoi scattare foto, allegarle e connettere il tutto al tuo Google Drive. Se quindi lavori con la scrittura e la creatività, ma anche con il project management, corri a conoscere questo nuovo amico in vista di settembre! Puoi farlo anche comodamente dal bagnasciuga.

Time management: parte della tua routine quotidiana

Il tempo è oro, il tempo è vita. Sfruttare al meglio le ore che abbiamo a disposizione ci permette di vivere giornate migliori, combattendo lo spauracchio dell’ansia e avendo più tempo a disposizione per ciò che chiamiamo “altro”. Sembrano passati secoli dalla tecnica del “pomodoro”, vero? Ma il time management non passa mai di moda. Ed è una mano santa: ti consigliamo una lettura sotto l’ombrellone, un PDF gratuito a cura di Paolo Ruggeri, scaricabile anche sul tuo smartphone, a cui gettare uno sguardo, tra una passeggiata e un tuffo.

Datti tempo, dopo tutto è ancora luglio

Eccola qui, quella frase che sembrava farci tirare un respiro di sollievo. E invece… no: abbiamo appena parlato di time management, e quindi una sveglia deve essere automaticamente suonata, nella tua testa.
Stai per partire per le vacanze, già pregusti la meta prescelta, le mille – o le zero – cose da vedere, sentire, fotografare e gustare. Ma approfittare del periodo di stacco per riprendere le forze, equivale anche a sfruttarlo, per pochi minuti al giorno, per stilare una lista di attività nella tua agenda che riguardano una migliore organizzazione settembrina: dai uno sguardo alle app di project management (ehi, qui abbiamo l’articolo che fa per te!), butta qualche nota in Keep.
Il tutto, guardando l’orizzonte e respirando l’aria buona del posto in cui ti trovi.

Noi ci rileggiamo a settembre, perché anche Siks va in vacanza! Buone ferie, dunque, e buoni progetti.

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