Dato che il successo di TikTok risulta ostico da capire per chiunque abbia superato i 20 anni, cerchiamo di spiegarlo con un’immagine decisamente più familiare e rassicurante: pensiamo alle nostre nonne che, con gli avanzi della cena, preparavano il pranzo per il giorno dopo.
È questa la più veloce ed economica ricetta per il successo: partire da ingredienti già conosciuti, aggiungere un pizzico di novità, ricomporre il tutto in un inedito patchwork e presentarlo in una nuova veste.
È questo il segreto di TikTok, che ingloba in un’unica piattaforma i filtri di Snapchat, le tracce audio di Dubsmash e la comicità fulminea del compianto Vine.
In fondo non è un caso che la genesi di TikTok sia avvenuta proprio attraverso la fusione con un’app già esistente, Musical.ly.
Come funziona TikTok
Se stai leggendo questo articolo probabilmente te lo stai chiedendo, così come se lo sono chiesto i numerosi “vip” nostrani che hanno scaricato l’applicazione, fra cui Fiorello, Barbara D’Urso e Cristiano Malgioglio, ma anche un ben più giovane Fabio Rovazzi. È ciò che probabilmente si sta chiedendo anche Matteo Salvini, primo politico a iscriversi alla piattaforma. Ebbene,ecco come funziona TikTok. Sull’app, gli utenti (i “tiktokers”) condividono video di breve durata (i “tiktok”) seguendo diverse modalità. La funzionalità più conosciuta, che si ricollega al già citato Musical.ly, è quella del playback, in cui il labiale dell’utente viene sincronizzato con file audio di brani musicali o dialoghi tratti da film, programmi tv, video virali e chi più ne ha più ne metta. A decretare il successo di questi video è l’enfasi interpretativa dei “tiktokers” e l’utilizzo di effetti speciali e montaggi mozzafiato. TikTok premia indubbiamente la creatività, ma il concetto di “riciclo” è fondamentale. Non a caso, una delle principali funzionalità dell’app è quella di riutilizzare file audio presenti in altri video allo scopo di farne una parodia, di seguire un “trend”, di prender parte ad una “challenge” o altro. In alternativa, si può pubblicare un contenuto originale che, se avrà successo, verrà a sua volta “riprodotto” dagli altri utenti. In fondo, la riproduzione è alla base della cultura del web: i meme diventano tali perché riproposti in salse diverse. E non è certo un caso che il protagonista di uno dei primissimi video virali, fra il 2004 e il 2005, fosse un adolescente sovrappeso che ballava e mimava in playback il testo di Dragostea Din Tei degli O-Zone (rinominata “Numa Numa Song”): un “tiktoker” ante litteram, oggetto di innumerevoli parodie su YouTube.
Ma su TikTok non ci sono solo video in playback.
La musica rimane una componente importante di molti video, ma non è sempre fondamentale.
Ben più importante è sfruttare al meglio i pochi secondi che si hanno a disposizione per attirare l’attenzione, lanciare un messaggio o far sorridere con un colpo di scena all’ultimo momento, non a caso il motto di TikTok è “Make every second count”. Sempre nell’ottica del riciclo, sono molti i “tiktok” che fanno il verso a Vine o addirittura vanno a ripescare freddure vecchie di decenni, illusioni ottiche e giochi di prestigio. E in fondo anche i filtri che deformano il viso non sono forse i pronipoti degli specchi del luna park. Insomma, niente di nuovo sotto al sole: anche i file audio utilizzati riprendono spesso grandi successi del passato o riportano improvvisamente alla luce vecchi brani semi-sconosciuti.
Perché fa “tremare” Instagram
Il successo di TikTok, soprattutto fra i giovanissimi, è tale che persino Instagram teme di essere “rimpiazzato”.
In effetti le stories di Instagram hanno in comune con i “tiktok” la durata, gli effetti e i filtri, ma mancano di alcune delle caratteristiche che rendono TikTok unico: vediamo quali sono.
TikTok, a differenza delle stories, offre più possibilità di editing: ad esempio, è possibile regolare la velocità dei video o effettuare un montaggio d’effetto (come nel recente trend che vede i “tiktokers” cambiare abito all’improvviso sulle note di Absolutely Anything di CG5 feat. Or30).
Oltre a questo, naturalmente, TikTok permette di utilizzare (e riutilizzare) infinite tracce audio per dare vita a un playback perfetto. Ultima, fondamentale, differenza: le stories, oltre a sparire in 24 ore (a meno che non vengano messe “in evidenza”), rimangono abbastanza “ancorate” al bacino d’utenza, relativamente limitato, dei followers, mentre su TikTok i video più popolari appaiono direttamente sulla pagina principale dell’applicazione, nella sezione “Per te”. Questo permette ai “tiktokers” di ottenere più facilmente notorietà e followers. Tutte le caratteristiche qui elencate saranno presenti in Reels, la nuova funzionalità ideata da Instagram per “sfidare” TikTok. Reels debutta proprio in questi giorni in Brasile: si tratta probabilmente di una “prova generale” prima di estendersi al resto del mondo. Con le stories, Instagram era riuscito ad avere la meglio su Snapchat, battendolo sul suo stesso campo. Succederà lo stesso con TikTok?
Nessuno può dirlo con certezza, ma sicuramente ha un che di ironico pensare che TikTok, nata come patchwork di app già esistenti, possa finire per far parte di un patchwork ancora più grande.
Insomma: non c’è niente di nuovo da mangiare, ma di certo il piatto del giorno dopo è sempre più ricco!