In questi giorni sembra che il colosso social di Mark Zuckerberg sia in piena crisi: prima la notizia del crollo in borsa, poi addirittura la prospettiva di chiudere le proprie piattaforme in Europa.
Cosa sta succedendo esattamente? Facciamo il punto della situazione.
Calo di utenza: concorrenza e questioni etiche
È la prima volta, dalla nascita di Facebook nel 2004, che il numero di utenti sulla piattaforma diminuisce anziché aumentare. Si tratta di una perdita di circa un miliardo di utenti fra quelli attivi giornalmente: un dato che sembrerebbe riguardare principalmente il Nord America, da cui proviene la maggior parte degli introiti pubblicitari della compagnia.
Per questi motivi, il calo ha avuto un impatto molto forte in borsa: il titolo azionario ha perso più del 20 per cento del suo valore di mercato alla Borsa di Wall Street, corrispondente a più di 200 miliardi di dollari.
Quella di Zuckerberg resta un’azienda di incredibile successo, con 40 miliardi di dollari di profitto solo l’anno scorso, ma il trading in borsa non può essere redditizio senza una crescita. Il modello è maturo e il mercato è saturo, avendo perso di attrattiva negli USA, in Europa e perfino nel resto del mondo (che finora aveva offerto prospettive di crescita), quindi il suo valore azionario cala.
Nel comunicato stampa che accompagna la notizia, Zuckerberg ha individuato la causa del crollo non solo nella crisi della supply chain e nell’aumento dell’inflazione, ma anche nella concorrenza da parte di altre piattaforme, in particolare TikTok, social prediletto dei teenager, target per cui Facebook non risulta adatto – non solo per il fatto di non essere riuscito ad adattarsi con successo al format degli short video, ma anche a livello etico. Stiamo parlando dei Facebook Papers: a ottobre dello scorso anno, su internet sono trapelati alcuni documenti interni della società che dimostrano come questa fosse consapevole degli effetti dannosi delle proprie piattaforme sulla salute degli adolescenti, soprattutto delle ragazze, a cui potrebbe causare depressione, ansia e calo di autostima. È stato in questo momento che l’azienda dietro a Facebook e Instagram ha optato per un rapido rebranding, rinominandosi “Meta”: la scelta è stata vista come un goffo tentativo di scrollarsi di dosso la responsabilità dell’accaduto, gettando fumo negli occhi di utenti e investitori con un nome che facesse riferimento al metaverso, la realtà virtuale su cui Zuckerberg afferma di voler puntare sempre di più.
È proprio a seguito di questo scandalo che il brand Lush ha abbandonato per la seconda volta (e in modo permanente, sembrerebbe) le piattaforme social, perdendo svariati milioni di dollari in virtù dell’etica e del rispetto per il proprio target: si tratta di una scelta che non tutti i marchi possono permettersi di compiere, ma il calo di utenti registrato da Zuckerberg può essere un segnale positivo verso la costruzione di un ambiente virtuale più sano per tutti.
Questioni di privacy
Fra le cause della crisi, Zuckerberg cita anche la modifica delle regole della privacy da parte di Apple lo scorso aprile, che rendono più difficile il tracciamento degli utenti che utilizzano iPhone, e dunque la possibilità di mostrare loro annunci pubblicitari personalizzati. Apple ha infatti introdotto l’aggiornamento “Trasparenza del monitoraggio delle app” e molti utenti hanno disabilitato il tracking relativo a Facebook, spingendo gli inserzionisti a privilegiare altre piattaforme, come Google.
A questo si aggiunge la recentissima conference call durante la quale l’azienda di Zuckerberg ha dichiarato che potrebbe presto essere costretta a chiudere Instagram e Facebook in Europa, qualora il nostro continente non dovesse adottare un nuovo quadro normativo in materia di trasferimento dei dati.
Fondamentalmente, “se non siamo in grado di trasferire dati tra paesi e regioni in cui operiamo, o se ci è vietato condividere dati tra i nostri prodotti e servizi, potremmo non essere più in grado di offrire servizi o di indirizzare gli annunci”, dichiara l’azienda, che si dice fiduciosa in merito a un possibile accordo con le autorità nel corso del 2022.