Scandalo al sole: l’estate social 2018 è stata contraddistinta da un momento non troppo nobile per il canale del pollice blu che, tra le migliaia di immagini di selfie marittimi, gambe abbronzate e aperitivi sulla spiaggia, ha preferito censurare i nudi di un noto museo europeo: si tratta dei quadri di Rubens, oggetto di una diatriba tra il museo che li ospita e Facebook, già noto per i suoi giudizi ben poco elastici nei confronti del nudo, compreso quello artistico. Peter De Wilde, CEO di Visit Flander – l’ente turistico delle Fiandre, che ospita anche la House of Rubens – si è visto costretto a escludere la piattaforma di Zuckerberg dal media planning dei suoi canali: infatti, Facebook ha censurato completamente – grazie ai suoi “cleaners” e agli algoritmi che consentono l’identificazione dei contenuti per adulti – i nudi del maestro fiammingo. E la notizia, datata 28 luglio 2018, ha fatto il giro dei canali d’informazione.
I panni sporchi si lavano via video (virale):
Un approccio punitivo, questo, che in realtà “si estende al 20% delle opere fiamminghe presenti sul social” sostiene sempre De Wilde. Quindi, l’ente del turismo, ha deciso di dar vita a una strategica protesta via video e web, ironica e dissacrante, in cui i turisti e i visitatori della House of Rubens di Anversa vengono invitati ad allontanarsi dalle opere del pittore per «proteggersi dalla nudità» e dallo scandalo. Un esercito di guardiani della morale, vestiti come una squadra d’assalto, e sulle cui pettorine, dal blu inconfondibile del social californiano, si legge “fbi – social media inspector -”. I visitatori vengono interrogati sui loro account social. Chi ne possiede uno, viene automaticamente allontanato dall’opera dove compare un nudo. La risposta dei turisti ? Un’espressione ammutolita, tra l’incredulo e sconcerto!
La replica di Facebook
Il team Facebook ha risposto, probabilmente rosso d’imbarazzo nel viso, che sta «rivedendo il suo approccio sul nudo nella pittura per quanto riguarda la pubblicità sul social», continuando a ribadire che, ad ora, le regole del social filtrano i contenuti per adulti o «le nudità o altre attività sessualmente provocatorie». Un caso, questo, che ha suscitato ilarità e polemiche da parte della stampa europea e di tutti gli appassionati d’arte, ma non unico nel suo genere: infatti, già “La Liberté guidant le peuple” di Eugene Delacroix, era stata messa al bando dal social per via del seno nudo della Marianna, così sfacciatamente in primo piano; come le nudità nervose dell’austriaco Schiele, uscite dalle polemiche social, perché censurate – addirittura – dal comune di Londra.
Concediamoci una piccola licenza: quella per cui… la pruderie non è mai troppa. Se le modifiche all’algoritmo di Facebook, lanciato pochi mesi fa, hanno dato adito a polemiche tra social media manager ed esperti sempre del mondo social, questo censor beep del canale poco discriminante, non aiuteranno certo la sua reputazione tra i musei e le fondazioni che lavorano con l’arte e che, si stima, abbiamo un tasso di iscrizione al social di Zuckerberg pari all’89%.