A inizio quarantena, abbiamo sorriso con i tanti post che re-immaginavano l’advertising dei grandi brand ai tempi del Coronavirus, ma ci siamo subito resi conto che quella che veniva dipinta non era una prospettiva così surreale.
In un certo senso, lo scherzo ha anticipato la realtà: in una situazione come quella che stiamo vivendo, è fondamentale che i brand prendano la parola per sensibilizzare e rassicurare i propri consumatori, dimostrando di essere affidabili, attenti e “sul pezzo”.
Tuttavia, pare che la strada sia ancora lunga: una ricerca di GfK effettuata qualche settimana fa sostiene che i consumatori percepiscano i brand come poco attivi a fronte di questa emergenza. Questo è sicuramente un fattore su cui bisogna lavorare.
C’è da dire, però, che gran parte delle aziende (multinazionali comprese) hanno cominciato a esprimersi sulla situazione in tempi recentissimi. In fondo, non è un mistero che questa pandemia globale abbia colto di sfuggita tutti, anche i più grandi brand.
Pessimo tempismo
L’emergenza che stiamo vivendo ha portato molte aziende che non producono merce di prima necessità a tagliare i costi pubblicitari per rispondere a un pubblico che presta molta attenzione alle notizie (sia quelle affidabili che, purtroppo, quelle false) e poca agli annunci.
Per molte altre aziende, l’emergenza è capitata “fra capo e collo”, nel bel mezzo di campagne che spesso, alla luce della situazione attuale, si è costretti a cestinare.
È il caso di KFC, costretta a ritirare una campagna basata sul motto “Finger licking good”, con manifesti e spot che mostravano persone intente a leccarsi le dita: non certo il massimo, in questo periodo!
Allo stesso modo, la marca di cioccolato Hersey si è vista obbligata a ritirare uno spot in cui apparivano abbracci e strette di mano e Geico, società di assicurazioni auto, una pubblicità in cui ci si dava semplicemente un ‘High Five’ (‘batti cinque’).
Un caso italiano è invece il ritorno del Crodino di Campari, l’analcolico ‘biondo’ che, nell’ultimo spot, “fa abbracciare il mondo” nel bel mezzo di una pandemia globale.
A tal proposito, ecco la gaffe della birra Corona, già penalizzata per il suo nome, criticata per la frase “Coming ashore soon” che per molti poteva alludere alla diffusione del Virus su scala globale.
Tutte da cestinare, quindi, le campagne del settore travel, che invitavano a viaggiare per l’Italia e per il mondo ancora nei primi giorni di quarantena.
Se gran parte di queste sono sviste fatte in buona fede, non si può non riconoscere un certo intento provocatorio nelle campagne di WeRoad lanciate a inizio marzo. In quel momento il Coronavirus poteva sembrare un argomento su cui poter scherzare, ma di lì a poco la situazione sarebbe degenerata, costringendo l’azienda a ritirare le campagne.
Giocare col logo
Anche in questo caso, un progetto creativo nato per gioco ha anticipato i brand veri e propri: si tratta di una galleria di loghi di importanti brand, modificati da un artista sloveno per rispettare la “distanza sociale” imposta dalla pandemia.
La galleria è stata pubblicata su Behance il 14 marzo e include anche il logo delle Olimpiadi, che sarebbero state rinviate solo dieci giorni dopo.
Dieci giorni più tardi debutta anche la trovata pubblicitaria di McDonald’s Brasil, che gioca a separare i celebri archi del suo logo. Il concetto base è lo stesso che in Italia sentiamo ripetere fino alla nausea da un mese a questa parte. Per citare Giuseppe Conte, “Rimaniamo distanti oggi per abbracciarci più forte domani”.
L’espediente del logo viene utilizzato anche da Coca Cola, Volkswagen e Audi.
A puntare sul monito “Restate a casa” ci hanno pensato invece Nike (“Play inside, play for the world”) e Burger King, che ha modificato la dicitura “Home Of The Whooper” con un eloquente “Stay Home”.
E, per finire come abbiamo iniziato, chiudiamo con un’altra idea nata per scherzo da due creativi thailandesi, che gioca a spaventare chi ancora non ha capito che deve rimanere a casa. Nello spot viene inscenata una finta campagna di Netflix in cui le strade delle città vengono tappezzate da manifesti che fanno spoiler sulle serie più seguite della piattaforma.
Il messaggio? Se questi manifesti ti rovinano la sorpresa, beh… è colpa tua che non sei rimasto a casa.
L’ideale per chi ha più paura degli spoiler che del Coronavirus.
Chissà, forse potrebbe funzionare.