Cambiare il logo significa modificare un elemento fondamentale per l’immagine dell’azienda, da cui dipende la riconoscibilità del brand.
Non importa quale sia la motivazione, l’importante è che sia frutto di una scelta ragionata e consapevole.
Scopriamo qualcosa in più sulle ragioni per cui si decide di cambiare logo e prendiamo in analisi alcuni casi di brand famosi.
Rebranding: perché cambiare logo?
Il redesign del logo si lega spesso al concetto di rebranding, per cui un brand sente il bisogno di cambiare immagine come metafora di un cambiamento più profondo all’interno dell’azienda stessa.
Ecco quali sono le motivazioni più frequenti:
Riposizionarsi sul mercato
Quando un brand desidera farsi strada in un nuovo mercato può comunicare la sua intenzione attraverso un redesign del logo.
Un esempio molto semplice: nel 2011 Starbucks ha eliminato dal proprio logo la scritta “Starbucks Coffee” per poter espandere il proprio raggio d’azione oltre la vendita di caffè e bevande analoghe.
Svecchiare la propria immagine
Dato che il minimal invecchia più lentamente, e si adatta più facilmente ai formati digitali, i loghi dei brand tendono a semplificarsi sempre di più, prediligendo linee essenziali e ben riconoscibili ed evitando ombre e tridimensionalità.
Mastercard ha imparato la sua lezione sul campo: il redesign del 2006, troppo confuso ed elaborato, è stato in seguito sostituito con una versione più light.
Rendere più distintivo il brand
Qualora il brand non possegga un’immagine in grado di distinguersi dai competitor, un redesign potrebbe essere la chiave giusta per emergere nel proprio settore.
Ad esempio il logo di Airbnb, pur essendo molto criticato, ha contribuito a rendere più riconoscibile il portale.
Acquisizioni, fusioni o scissioni
In questi casi, un cambio d’immagine sarà spesso obbligato e dovrà combinare al meglio i valori e la storia di tutte le realtà coinvolte. Notiamo ad esempio come la fusione fra Marco Polo Expert e Unieuro abbia influenzato l’attuale logo dell’azienda:
Redesign consapevole
Un redesign può risultare fallimentare quando il nuovo logo, rispetto al precedente, appare scialbo, poco professionale o semplicemente “brutto”, senza bisogno di spiegare perché.
A questo si aggiunge troppo spesso anche la mancanza di una vera e propria strategia che giustifichi tale cambiamento.
In questi casi, effettuare un redesign può risultare non solo superfluo, ma anche dannoso per l’immagine del brand.
Ovviamente non parliamo di un lieve restyling, ma di un cambio radicale: un redesign di questo tipo dovrebbe sempre implicare una profonda riflessione sulla storia, i valori e il credo aziendale, nonché un’analisi della percezione che il pubblico ha del brand in questione.
Celebre il caso della catena di negozi d’abbigliamento Gap, costretta a fare dietrofront nel giro di pochissimi giorni: il loro redesign, effettuato senza alcun tipo di preavviso nel periodo di Natale 2010, viene ricordato come il più fallimentare della storia recente. Ad essere criticato non era solo il font Helvetica (già inflazionato ai tempi) e il passaggio in secondo piano dell’elemento distintivo (la scatola blu), ma anche il fatto che al cambiamento del logo non si accompagnasse un rebranding vero e proprio: in poche parole, l’azienda non stava cambiando insieme alla sua immagine. Il brand era talmente poco sicuro della propria scelta che, di fronte alle critiche, ha invitato altri designer a inviare le loro proposte per il logo, spacciandolo per un progetto di crowdsourcing. Niente di più sbagliato: dietro a un buon redesign deve esserci la fermezza di un brand che, pur ascoltando l’opinione dei suoi clienti, è in grado di giustificare le proprie scelte davanti a loro.
Al contrario, il redesign del logo di Instagram, pur andando incontro alle critiche e prese in giro della rete, si poggiava su basi solide, su una scelta cosciente da parte del brand. Nel 2016, Instagram riteneva che il vecchio logo non rispecchiasse più la community dei suoi utenti: la piattaforma, che all’inizio del decennio era luogo di ritrovo per hipster e amanti del vintage, si stava trasformando in quella che è oggi, con il proliferare di teenager, influencer e celebrità varie. Un cambio era necessario per rappresentare la natura più mainstream e frivola del social network, così il logo è diventato più semplice e colorato. Il redesign si è rivelato essere completamente azzeccato per quello in cui il brand si stava trasformando: chi disprezzava il nuovo logo avrebbe disprezzato anche la piega che la piattaforma stava prendendo, mentre altri utenti l’avrebbero accettata strada facendo, al punto che oggi quasi nessuno ricorda l’enorme polverone che aveva alzato il redesign qualche anno fa. L’attuale logo di Instagram ha completamente sostituito il precedente nell’immaginario collettivo.