Meglio pochi social, ma buoni. È diventato un luogo comune al pari di “Non esistono più le mezze stagioni”, ma – proprio per questo – è sempre valido e si basa su un solido fondo di verità: un brand non deve per forza essere presente su tutti i social network, soprattutto se non comprende le particolarità di ogni piattaforma e si limita a fare uno sterile copia-incolla di contenuti, come se Facebook fosse uguale a Twitter e via dicendo.
Per capire dove conviene essere presenti, bisogna conoscere i social, ma soprattutto chi li popola. Scopriamo insieme qual è il pubblico di riferimento dei 5 social più conosciuti!
Nonostante qualche acciacco dovuto all’età, Facebook rimane il social network numero uno per numero di iscritti, con 2.7 miliardi di utenti mensili attivi a livello globale.
A differenza di quanto si pensa, Facebook non è l’equivalente di un ospizio “social”: la fascia d’età più coinvolta nel suo utilizzo è quella dei 25-34 anni, seguita dai 18-24. Non è quindi propriamente vero il pensiero che Facebook abbia un pubblico agée.
In effetti, fra i social network analizzati, Facebook ha il target più trasversale a livello d’età (18-49 anni), coprendo ben tre generazioni (Generazione X, Millennials, Generazione Z). La sua audience è eterogenea anche per quanto riguarda generi sessuali, classi sociali e background scolastici e professionali.
Per questo motivo, Facebook si presta bene a qualunque tipo di business, dal negozio di quartiere alla multinazionale.
Le aziende possono sfruttare la piattaforma per comunicare in modo più diretto e “personale” con il proprio pubblico: infatti, Facebook è l’ideale per mantenere i contatti con il proprio “zoccolo duro” di clienti. Può essere più complesso, invece, raggiungerne di nuovi: i post di Facebook hanno generalmente un reach limitato, ed è difficile farsi notare in mezzo ad una valanga di altri contenuti pubblicati non solo da altre aziende di ogni tipo, ma anche da amici, famigliari e conoscenti del potenziale cliente.
Instagram è utilizzato principalmente da un pubblico di giovani adulti.
Il 90% degli utenti ha meno di 35 anni; la fascia d’età principale è quella dai 18 ai 29 anni, in prevalenza femminile. Su Instagram, come su TikTok e su Twitter, gli utenti sono più propensi a seguire persone che non conoscono rispetto a Facebook: il feed si popola dunque di contenuti pubblicati da influencer e altri profili ritenuti interessanti.
Incentrandosi principalmente sulla componente visuale, Instagram è l’ideale per business che hanno a che fare con arte, ristorazione, viaggi, makeup e moda. Rispetto a Facebook, è più semplice ottenere nuovi follower in modo organico, anche grazie all’utilizzo di hashtag specifici.
TikTok
Come Instagram, TikTok è completamente volto all’aspetto visuale: in questo caso si tratta di brevissimi video, non di foto. L’audience è la più giovane fra tutti i social analizzati, dato che interessa soprattutto la fascia 16-24. I brand hanno cominciato ad essere presenti su TikTok solo da un paio d’anni: per produrre un contenuto che funzioni, occorre adottare una mentalità che si avvicini a quella dei creator digitali, cercando di “mimetizzarsi” fra gli influencer della piattaforma. Per questo motivo, spesso i brand collaborano con i “tiktoker” stessi.
Avendo strettamente a che fare con il mondo del lavoro, non sorprende che LinkedIn abbia un pubblico adulto e professionalmente attivo: la fascia più presente è quella fra i 30 e i 49 anni, seguita da quella fra i 50 e i 64. Gli uomini sono in leggera maggioranza rispetto alle donne.
La piattaforma è l’ideale per generare nuovi contatti e condividere conoscenze all’interno del proprio settore di riferimento: per questo motivo, LinkedIn è il social più utilizzato in ambito industriale e B2B.
La natura della piattaforma permette alle aziende di agire all’interno della propria nicchia di business: la comunicazione risulta essere quindi meno “dispersiva” rispetto agli altri social analizzati, Facebook in primis.
I contenuti – soprattutto quelli di natura testuale – possono essere più approfonditi e specifici rispetto alla media delle altre piattaforme prese in considerazione.
Twitter ha meno iscritti rispetto a Facebook e Instagram, ma conserva nicchie di “affezionati” che lo utilizzano con frequenza da oltre 10 anni.
Il target è mediamente giovane (under 30), con un grado d’istruzione più elevato rispetto a Facebook e Instagram. Gli uomini sono in leggera maggioranza rispetto alle donne.
La comunicazione avviene prevalentemente fra individui che non si conoscono di persona.
Gli utenti si esprimono su eventi in tempo reale, dai programmi televisivi all’attualità, con un particolare interesse per politica e temi sociali.
Twitter è il social su cui più facilmente si può subire una “gogna mediatica” a seguito di affermazioni controverse: gli utenti della piattaforma, infatti, sono particolarmente attenti, veloci e propensi a condannare un personaggio pubblico per una dichiarazione di natura razzista e/o sessista. Spesso è proprio Twitter a dare il via a scandali di questo tipo, che poi fanno il giro di tutti i social. La piattaforma è anche il luogo ideale in cui dare spazio all’arguzia: alcuni fra i contenuti più retwittati – e ricondivisi, sotto forma di screenshot, su altre piattaforme – sono di natura umoristica, spesso con una vena caustica, accentuata dall’esiguo numero di caratteri a disposizione.
Per un brand, quindi, Twitter costituisce un’occasione per esprimersi direttamente su eventi “in real time” e su argomenti in trending topic: si può scherzare, ma stando bene attenti a quello che si dice. Particolarmente importante è l’interazione con gli utenti, che rende Twitter uno dei social più utilizzati per il customer service dalle grandi aziende.
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