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Creative communication agency

Graphic Design

La psicologia delle forme nel design del logo

13 Aprile 2022

 

La psicologia delle forme è la scienza che studia come le figure, geometriche e non, influenzino la percezione di ogni essere umano, attivando diversi stimoli e reazioni. Si tratta di una componente fondamentale nell’advertising: osservando alcuni dei loghi più famosi, scopriremo come le loro forme geometriche riflettano l’immagine e i valori dei rispettivi brand.

Cerchio, ovale, ellissi

Il cerchio è una forma chiusa, senza inizio né fine: la mancanza di angoli trasmette un senso di armonia, unità e completezza. La sua forma, da sempre associata alla natura (sole, luna), rimanda all’immagine atavica della Dea Madre, legandosi al concetto di maternità e quindi di accoglienza, morbidezza e accessibilità.

Il cerchio può essere utilizzato da brand che desiderano apparire amichevoli, puntando ad esempio sulla facilità e immediatezza nell’utilizzo (Google Chrome) o su una quotidianità semplice e rassicurante (Volkswagen).

 

 

Le forme tondeggianti ispirano un sentimento di tenerezza che può anche rimandare all’infanzia, caratterizzando non solo i pittogrammi, ma anche i font: pensiamo al logo della Walt Disney Pictures.

Non dimentichiamo, infine, che il cerchio è il simbolo dell’infinito e suggerisce quindi un’unione eterna, come quella sigillata dalle fedi nuziali. Pensiamo al logo dei Giochi Olimpici, i cui cerchi simboleggiano l’unità per eccellenza, rappresentando i cinque continenti. Anche Mastercard, Audi e Chanel puntano sul concetto di unione rappresentato dalla sovrapposizione di figure tondeggianti.

Quadrato e rettangolo

Quadrati e rettangoli ispirano un senso di familiarità (gran parte degli oggetti che ci circondano hanno queste forme) e quindi di stabilità, sicurezza, affidabilità.
Case, stanze, cassetti e casseforti presentano queste forme, atte a trasmetterci un senso di robustezza e solidità perché sono i posti in cui custodiamo ciò che abbiamo di più prezioso. Gli angoli e le linee rette di quadrati e rettangoli trasmettono un senso di razionalità, ordine, equilibrio e quindi funzionalità, efficienza, professionalità.

Si tratta di valori incarnati dal logo quadrato di American Express, che punta a ispirare fiducia nei propri clienti, oppure da quello della Rai, radiotelevisione italiana che nel 2010 è passata dalla sagoma astratta di una farfalla (simbolo di fantasia e libertà) ad un più razionale quadrato, assumendo un aspetto più istituzionale in virtù della sua funzione di servizio pubblico, in linea con la britannica BBC.

 

Restando nell’ambito dell’informazione (non solo televisiva), citiamo infine il logo di National Geographic, una delle maggiori istituzioni scientifiche al mondo, celebre per i suoi documentari: la scelta del rettangolo ispira rigore e affidabilità. Anche il font a bastoni, semplice ed essenziale, comunica un senso di ordine e rispettabilità.

 

Triangolo

Nell’osservare una forma triangolare, lo sguardo umano si muove in modo naturale dalla base fino allo spigolo. Per questo motivo, il triangolo è considerato un simbolo di dinamicità ed energia. Il fatto che si rivolga in una specifica direzione fa sì che questa forma venga associata alla perseveranza nel raggiungimento dei propri obiettivi.

Per questi motivi, ad adottare loghi triangolari sono spesso brand legati allo sport (Adidas, Nike) e all’alta velocità (Citroën, Mitsubishi).

 
Vuoi progettare un logo che comunichi in modo immediato i valori del tuo brand? Contattaci!

 

 

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Filed Under: Creatività, Graphic Design

Rebranding e redesign: cambiare logo consapevolmente

13 Ottobre 2021

Cambiare il logo significa modificare un elemento fondamentale per l’immagine dell’azienda, da cui dipende la riconoscibilità del brand.
Non importa quale sia la motivazione, l’importante è che sia frutto di una scelta ragionata e consapevole.
Scopriamo qualcosa in più sulle ragioni per cui si decide di cambiare logo e prendiamo in analisi alcuni casi di brand famosi.

Rebranding: perché cambiare logo?

Il redesign del logo si lega spesso al concetto di rebranding, per cui un brand sente il bisogno di cambiare immagine come metafora di un cambiamento più profondo all’interno dell’azienda stessa.
Ecco quali sono le motivazioni più frequenti:

Riposizionarsi sul mercato

Quando un brand desidera farsi strada in un nuovo mercato può comunicare la sua intenzione attraverso un redesign del logo.
Un esempio molto semplice: nel 2011 Starbucks ha eliminato dal proprio logo la scritta “Starbucks Coffee” per poter espandere il proprio raggio d’azione oltre la vendita di caffè e bevande analoghe.

Svecchiare la propria immagine

Dato che il minimal invecchia più lentamente, e si adatta più facilmente ai formati digitali, i loghi dei brand tendono a semplificarsi sempre di più, prediligendo linee essenziali e ben riconoscibili ed evitando ombre e tridimensionalità.
Mastercard ha imparato la sua lezione sul campo: il redesign del 2006, troppo confuso ed elaborato, è stato in seguito sostituito con una versione più light.

Rendere più distintivo il brand

Qualora il brand non possegga un’immagine in grado di distinguersi dai competitor, un redesign potrebbe essere la chiave giusta per emergere nel proprio settore.
Ad esempio il logo di Airbnb, pur essendo molto criticato, ha contribuito a rendere più riconoscibile il portale.

Acquisizioni, fusioni o scissioni

In questi casi, un cambio d’immagine sarà spesso obbligato e dovrà combinare al meglio i valori e la storia di tutte le realtà coinvolte. Notiamo ad esempio come la fusione fra Marco Polo Expert e Unieuro abbia influenzato l’attuale logo dell’azienda:

Redesign consapevole

Un nuovo logo può costituire un fallimento quando, rispetto al precedente, appare scialbo, poco professionale o semplicemente “brutto”, senza bisogno di spiegare perché.
A questo si aggiunge troppo spesso anche la mancanza di una vera e propria strategia che giustifichi tale cambiamento.
In questi casi, effettuare un redesign può risultare non solo superfluo, ma anche dannoso per l’immagine del brand.
Ovviamente non parliamo di un lieve restyling, ma di un cambio radicale: un redesign di questo tipo dovrebbe sempre implicare una profonda riflessione sulla storia, i valori e il credo aziendale, nonché un’analisi della percezione che il pubblico ha del brand in questione.

Celebre il caso della catena di negozi d’abbigliamento Gap, costretta a fare dietrofront nel giro di pochissimi giorni: il loro redesign, effettuato senza alcun tipo di preavviso nel periodo di Natale 2010, viene ricordato come il più fallimentare della storia recente. Ad essere criticato non era solo il font Helvetica (già inflazionato ai tempi) e il passaggio in secondo piano dell’elemento distintivo (la scatola blu), ma anche il fatto che al cambiamento del logo non si accompagnasse un rebranding vero e proprio: in poche parole, l’azienda non stava cambiando insieme alla sua immagine. Il brand era talmente poco sicuro della propria scelta che, di fronte alle critiche, ha invitato altri designer a inviare le loro proposte per il logo, spacciandolo per un progetto di crowdsourcing. Niente di più sbagliato: dietro a un buon redesign dev’esserci la fermezza di un brand che, pur ascoltando l’opinione dei suoi clienti, è in grado di giustificare le proprie scelte davanti a loro.

Al contrario, il redesign del logo di Instagram, pur andando incontro alle critiche e prese in giro della rete, si poggiava su basi solide, su una scelta cosciente da parte del brand. Nel 2016, Instagram riteneva che il vecchio logo non rispecchiasse più la community dei suoi utenti: la piattaforma, che all’inizio del decennio era luogo di ritrovo per hipster e amanti del vintage, si stava trasformando in quella che è oggi, con il proliferare di teenager, influencer e celebrità varie. Un cambio era necessario per rappresentare la natura più mainstream e frivola del social network, così il logo è diventato più semplice e colorato. Il redesign è risultato completamente azzeccato per quello in cui il brand si stava trasformando: chi disprezzava il nuovo logo avrebbe disprezzato anche la piega che la piattaforma stava prendendo, mentre altri utenti l’avrebbero accettata strada facendo, al punto che oggi quasi nessuno ricorda l’enorme polverone che aveva alzato il redesign qualche anno fa. L’attuale logo di Instagram ha completamente sostituito il precedente nell’immaginario collettivo.

Vuoi cambiare il tuo logo in modo che rispecchi l’identità del tuo brand?
Contattaci!

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Filed Under: Creatività, Graphic Design

Gigi Ghirotti Onlus si racconta: la mostra al Municipio di Sestri Ponente

27 Settembre 2018

Sembra ieri, e invece è già passato un anno. L’autunno, in Siks ADV, si riapre con l’appuntamento della Gigi Ghirotti Onlus di Genova, e con la solidarietà verso questa associazione a cui abbiamo regalato un po’ del nostro cuore.
Infatti, proprio il 28 settembre parte la mostra fotografica “Passione, cura, amore”: un momento vivo, toccante, al contempo pieno di forza, un racconto per immagini della vita e della quotidianità della Onlus che dal 1984 opera, con i suoi volontari, per alleviare il dolore nei malati oncologici e SLA.

Il nostro contributo, come Siks ADV, è stato dato creando i manifesti, curando il flyer, così come il progetto grafico: proprio come 365 giorni fa, ci siamo dedicati alla realizzazione del layout dell’esibizione, curando la suddivisione delle immagini per tematiche, il posizionamento delle foto e delle loro didascalie.
Gli eventi della Gigi Ghirotti Onlus sono sempre un momento intenso, profondamente umano, in grado di rispecchiare perfettamente l’operato che l’associazione porta avanti nel quotidiano della nostra Genova e della regione Liguria: tutti questi elementi hanno portato alla scelta, nuovamente, del colore blu e delle sue sfumature come elemento portante delle grafiche. Una nuance, questa, che è sì vicina all’ambiente in cui l’associazione opera, ma che è anche in grado di rappresentare e comunicare serenità, positività, caratteristiche e qualità che appartengono profondamente a operatori e ai volontari.
E così, anche il titolo della mostra diventa un elemento di racconto: una didascalia del mood con cui l’associazione porta avanti quotidianamente la sua missione:  con “passione, cura, amore”.

Perché la Gigi Ghirotti è al fianco di chi combatte, ed è portatrice di un messaggio estremamente positivo, che veicola attraverso gli eventi e le tantissime iniziative che portano avanti con un continuo fermento, tra concorsi di poesia, teatro, e feste della solidarietà a cui è bellissimo prendere parte. E noi vi suggeriamo di non perdervele: potete trovare il programma delle iniziative a questo link http://www.gigighirotti.it/eventi/programma . La mostra fotografica, invece, si terrà a partire dal 28 settembre: la sua casa, per questa edizione 2018, sarà il Municipio di Sestri Ponente, in Via Sestri 34, al primo piano, nella nostra splendida città.

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Filed Under: Creatività, Graphic Design, Realizzati da Siks

Obiettivo project managing: 4 tool gratuiti (o quasi) per un 2018 all’insegna dell’organizzazione

24 Novembre 2017

“Organizzazione: or·ga·niẓ·ẓa·zió·ne/ L’attività o l’ente che corrisponde in modo sistematico alle esigenze di funzionalità e di efficienza di una impresa per lo più collettiva.”
Una definizione chiara, quella fornita dal dizionario.
Ma, è davvero così facile, poi, tradurre le azioni in realtà?
Un team creativo, infatti, è composto da talenti, inclinazioni e mood differenti. E la buona riuscita di un progetto sta proprio nell’intersecare tutte queste particolarità all’interno di un flusso di lavoro ottimizzato, rispettoso delle tempistiche e, soprattutto, organizzato: il project managing resta il segreto per convogliare la creatività nel giusto flusso, rispettando obiettivi e scadenze; in particolare, in fase di planning.
Il 2018 è agli sgoccioli, e siamo quasi in tempi di buoni propositi: proprio in questi giorni, abbiamo studiato alcuni strumenti di gestione del team e di project management. Ognuno di noi ha votato il suo preferito… compreso Leopoldo, il nostro direttore creativo!

Asana: il Nirvana del project management

Creato da Dustin Moskovitz, ex socio di Mark Zuckerberg, Asana è disponibile solo in lingua inglese, ma i colori pastello che infondono relax, l’uso dei tag, la creazione di progetti come vere e proprie schede da compilare attraverso un campo di testo dall’usabilità sorprendente, la possibilità di settare la data di completamento della singola task, fino alla possibilità di assegnare compiti alle diverse figure del team e commentare ogni attività, sono peculiarità che ci sono piaciute fin da subito.
Con Asana, l’organizzazione è naturale e rapida: l’app web, inoltre, offre alcuni “tasti di scelta rapida” molto utili per rendere l’elaborazione dei singoli progetti ancora più veloce.
Asana è il tool preferito da Paola, Art Director, e da Camilla e Marco i senior: “non ci perdiamo nessuna notifica, e possiamo usarlo sia individualmente, per la gestione quotidiana del lavoro di ognuno, che in team. Dà il meglio da desktop, ma anche l’app non è niente male. Abbiamo usato la versione free: decisamente performante!”

Trello: old but good

Trello è un’app di project managing ormai storica e che, come Asana, porta una firma molto particolare: quella del sistema Kanban, sviluppato in Toyota per mantenere alti i livelli di produzione e di flessibilità tra i vari progetti.
Trello è gratuito, e si compone di un sistema di schede, elenchi e cards: un vero e proprio sistema a livelli che consente ai singoli o all’intero team di tenere traccia di un progetto a partire dal pannello di amministrazione e gestione, in maniera forse non così semplice, ma piuttosto giocosa. Ogni componente del team, infatti, può assegnare cards agli altri componenti del gruppo, lasciare messaggi e, soprattutto, segnalare lo stato di attività delle varie task:

  • To do: è lo stato di partenza di ogni attività;
  • Doing: lo stato di lavorazione delle varie task;
  • Done: attività completate, che possono essere archiviate alla fine di ogni progetto o in base a ogni periodo.

Il preferito di Sara, SEO e Social: “è l’ideale per monitorare i progetti, il loro divenire, e i risultati che portano. In particolare, se si tratta di SEO”. Ma anche di Leopoldo, il nostro Art a quattro zampe, che ha dimostrato di apprezzare per monitorare il livello di giochi, coccole e crocchettine necessari per affrontare ogni progetto con la giusta concentrazione!

Google Calendar: il classico che non ti aspetti

Il nuovo layout Calendar è sbarcato in Italia lo scorso 17 ottobre, e si è rivelato essere una sorpresa molto piacevole: per ottenere questa nuova visualizzazione basta collegarsi al proprio account Google, selezionare Calendar e cliccare – una volta aperto il tool – sul bottoncino “passa alla nuova visualizzazione” ed eseguire, così, in automatico, l’upgrade. Google Calendar ci presenta una nuova leggibilità, più user friendly, pulita e attuale, grazie alle icone più grandi e agli spazi di scrittura resi agevoli. Le novità, poi, si svelano nei dettagli, con la possibilità di inserire e sincronizzare cartelle Google Drive e documenti Google Docs, e su cui tutto il team può lavorare anche contemporaneamente. Il tutto rigorosamente free!
Google Calendar è il tool preferito da Marta e Gabriele, video riprese e montaggio: uno strumento chiaro, lineare ed efficace da ogni dispositivo. Ideale per chi deve lavorare con il massimo della semplicità, anche fuori dall’ufficio.

Flow: la novità in termini di project managing per chi non sa stare senza Iphone e Mac!

Uno degli strumenti di project management più belli in circolazione, probabilmente, è proprio Flow: un sistema per pianificare ed eseguire progetti di team anche piuttosto complessi. Flow, infatti significa “flusso” e ti consente di creare attività, commentarle, aggiungere elenchi, taggare e assegnare compiti agli altri.
La caratteristica di Flow, però, è quella di essere stato creato per Apple: l’app per iPhone viene aggiornata regolarmente e l’app Mac Companion è l‘ideale aggiungere facilmente attività e visualizzare aggiornamenti ovunque tu sia, anche offline. Non si tratta di una risorsa free, ma il suo costo è di 99 dollari all’anno, po-co più di 80 euro, senza limitazioni, e ha una prova gratuita di 14 giorni.
Il preferito di Pier, project manager di Siks ADV: chi ama Iphone trova pane per i suoi denti!
Diverse caratteristiche, ruoli differenti, e un unico obiettivo: un 2018 all’insegna della progettualità!

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“Passione, cura, amore”: un prezioso racconto per immagini della Ghirotti Onlus

17 Novembre 2017

In Siks ADV lavoriamo quotidianamente con le immagini: sono mezzo di comunicazione, veicoli unici, narratori senza compromessi. Ma, a volte, le immagini sanno fare molto di più che raccontare semplici storie: sanno veicolare messaggi sorprendenti, spaccati di realtà toccanti e unici nel loro genere.
Questa magia avviene in questi giorni a Genova, con la mostra fotografica “Passione, cura, amore” organizzata dall’Associazione Gigi Ghirotti Onlus, e alla quale abbiamo voluto dare il nostro contributo, realizzando i manifesti, le grafiche e l’allestimento.
Quella dell’Associazione – e della sua mostra – è una storia emozionante che vogliamo raccontarvi: seguiteci!

La mostra: un racconto per immagini prezioso

Le coordinate di questo viaggio fotografico: dal 16 novembre al 10 dicembre, presso lo splendido spazio del Cortile Maggiore, presso il Palazzo Ducale di Genova.
I ritratti realizzati da Pier Carlo Arena sono i protagonisti che scandiscono, scatto dopo scatto, le tappe di un delicato racconto per immagini che rappresenta l’anima della Gigi Ghirotti Onlus, con i suoi volti, la sua quotidianità fatta di sguardi, di gesti, di pazienti, familiari, operatori e volontari.
La drammaticità di alcuni momenti si trasforma in un messaggio positivo e prezioso, costituito da tanti scatti che, come tasselli, raccontano una vita vissuta con dignità, con allegria e gioia, nonostante la fatica della malattia. I sorrisi che si susseguono, immagine dopo immagine, ne sono una prova.

La storia di Gigi e della Onlus che porta il suo nome

Ogni progetto importante nasce da una storia significativa: quella di Gigi Ghirotti, giornalista e scrittore, scomparso nel 1974 dopo una lunga e coraggiosa battaglia contro una malattia neoplastica del sangue. Durante la malattia, Gigi vive a lungo nelle corsie dei nostri ospedali: emozioni, episodi, ma soprattutto uno spaccato di umanità toccante che racconta in un libro, “Lungo viaggio nel tunnel della malattia“, così come in numerosi articoli e servizi televisivi.
Dopo la sua morte, la moglie e un gruppo di amici fondano l’Associazione Nazionale GIGI GHIROTTI: da oltre trent’anni, l’associazione si prende cura, di malati terminali oncologici, SLA – sindrome laterale amiotrofica – e Aids, operando prevalentemente a casa dei pazienti, e permettendo così di trascorrere gli ultimi momenti nella maniera migliore possibile, con dolcezza, senza dolore, senza accanimenti terapeutici, garantendo il diritto alla dignità e alla serenità.
Non solo: l’Onlus, dal 2002, gestisce due centri residenziali di ricovero – gli hospice – rispettivamente a Genova-Bolzaneto e a Genova-Albaro e dedicati a tutti quei pazienti che non possono più essere assistiti a casa.
Ma, dietro a tutti questi numeri, dietro la storia di Gigi e dietro tutte queste battaglie, ciò che si evince è un messaggio di positività: l’associazione è una fucina, un continuo fermento di attività il cui fulcro è la sensibilizzazione e il coinvolgimento attivo di tutti tramite eventi e formule culturali, come concorsi di poesia, teatro, e – come in questo caso –  mostre.

Il contributo di Siks ADV alla mostra

In Siks ADV abbiamo voluto dire, a nostro modo, “grazie” all’associazione e, in occasione di questa mostra, abbiamo voluto creare i manifesti e i flyer. Il progetto grafico si è poi esteso anche alla realizzazione del layout dell’esibizione, curando la suddivisione delle immagini per tematiche, il posizionamento delle foto e delle loro didascalie.
“Passione, cura, amore” è il payoff e titolo della mostra che, assieme alla scelta cromatica delle grafiche ― caratterizzata dalle tonalità dell’azzurro e del blu, tipiche del logo dell’Associazione ―  diventano espressione di un codice comunicativo in grado di racchiudere in sé l’essenza dell’attività della Onlus, e quella serena positività con cui circonda ogni giorno pazienti, familiari, operatori e volontari.

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Costruire un sito web

19 Maggio 2015

Costruire un sito web è unlavoro che va sviluppato in team. Ci sono diverse fasi che richiedono differenti competenze. Inoltre ogni sito, brand, azienda richiede un diverso approccio. Alla fine, questo è certo, il risultato finale deve essere, in ogni caso, fluido, armonioso, coerente, completo e stimolante.

1. Si parte dal design

Un sito web deve essere bello da vedersi, deve essere invitante. I trend di grafica cambiano spesso. In questo momento ciò che piace per esempio è il flat design. La sfida degli ultimi anni è stata quella del design responsive: non si può pensare oggi ad un sito che non si possa vedere da ogni dispositivo e da ogni schermo.

2. La programmazione

Una volta che la grafica del sito è stata approvata, si passa alla costruzione del sito. Chi costruisce il sito è il programmatore. Deve fare in modo che ciò che è solo un progetto, un disegno su un foglio, diventi realtà. Il lavoro del programmatore è strettamente legato a quello del SEO: una struttura ben fatta è la partenza di ogni progetto di posizionamento

3. SEO

La concorrenza sul web è altissima e bisogna farsi trovare. La SEO è il search engine marketing, ovvero la branchia del web marketing che si occupa della visibilità sui motori di ricerca. Con una strategia di SEO ciò che miriamo ad ottenere è il posizionamento di un sito web tra i primi risultati di ricerca con le migliori parole chiave del settore. Ogni mercato è diverso, quindi si comincia sempre con un’analisi del settore e da lì si costruisce il progetto.

4. Social

Ad oggi i social sono sempre più importanti, per cui è difficile pensare ad un sito web senza bottoni di condivisione o senza riferimento ai vari profili. Ma per sfruttare al meglio la potenzialità dei social media dobbiamo sottolineare l’importanza di un piano editoriale.

Sei pronto a creare il tuo nuovo sito web? 🙂

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