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Social media

Quarantena social: content marketing al tempo del Coronavirus

19 Marzo 2020

Da poco più di una settimana, la maggior parte degli italiani è entrata in quarantena. Uno stato di isolamento forzato che ci ha obbligato a cambiare le nostre abitudini, cogliendoci impreparati.
Vediamo in cosa è cambiata la nostra vita quotidiana e come possono piccole e grandi aziende proporre contenuti e servizi di valore in questa situazione.
Non solo chi tratta di sanità può essere utile in questa emergenza, anzi!
Il concetto chiave è far sentire la nostra presenza anche a distanza.

Lavoro

La quarantena costituisce il primo incontro di molti italiani con la realtà dello smart working, il lavoro da casa. Questa nuova opportunità appare ostica e misteriosa per molti lavoratori e aziende, quindi può essere utile fornire consigli su come coglierla al meglio.
Ci ha pensato Nespresso, da sempre fida alleata della concentrazione di ogni lavoratore, sul posto di lavoro come a casa. E infatti il primo consiglio è proprio quello di non rinunciare alla routine del caffè mattutino e all’agognata pausa caffè.

A sensibilizzare sull’argomento ci pensa anche Il Milanese Imbruttito, pagina ironica che scherza sull’operosità meneghina, in collaborazione con il Ministero della Salute.

Tempo libero

È innegabile che, a seguito delle misure drastiche che sono state prese dal Governo, gli italiani si siano ritrovati fra le mani una mole di tempo libero su cui prima non potevano contare.
Il problema? Che questo tempo va ovviamente trascorso in casa, come in un eterno pomeriggio “uggioso” in cui non si può uscire e non si sa cosa fare. Non è un caso che, fra le prime canzoni eseguite in flashmob sui balconi, spicchi proprio Azzurro di Adriano Celentano: “Il pomeriggio è troppo azzurro e lungo per me…”.
E quindi, cosa fare?

Cosa vedere

Le prime a venire incontro ai consumatori sono state, prevedibilmente, le piattaforme di streaming. Amazon Prime, prima di tutti, propose un mese gratis agli abitanti della “Zona rossa” quando quest’ultima era ancora limitata a una porzione del Nord Italia, salvo poi fare spallucce quando lo stato di emergenza è stato esteso a tutta Italia.
Ci sono stati altri servizi di streaming che hanno prolungato il loro periodo di prova gratuito in occasione della quarantena, ad esempio Infinity e DPlay Plus, ma a destare l’attenzione di tutti è stato PornHub.
Mettendo insieme la necessità di “ammazzare” il tempo con l’astinenza sessuale dovuta all’isolamento forzato (a cui Durex risponde così), PornHub propone agli italiani un mese del suo servizio Premium gratuito e la notizia diventa virale.

In tutto questo, il colosso internazionale Netflix si limita a consigliare film da vedere, il minimo che possa fare in questa circostanza.

Cosa cucinare

Per passare il tempo, molti italiani si sono messi ai fornelli, riscoprendo la gioia di cucinare. È una situazione da sfruttare per ogni azienda che vende prodotti alimentari, complice anche il fatto che i supermercati siano fra le poche attività commerciali rimaste aperte. È quindi il momento giusto per proporre ricette inusuali e creative, come Rio Mare che insaporisce la classica pasta al tonno con pistacchi e scorze d’arancia.

Per coloro i cui prodotti non sono venduti al supermercato, semplice: puntate sulle consegne a domicilio, richiestissime in questo periodo.

Allenarsi e pulire la casa

Proprio a fronte di questo rinnovato interesse culinario e dello stile di vita sedentario a cui stiamo aderendo, gran parte dei meme che girano in questi giorni scherzano sul fatto che in quarantena si ingrassa.
Se la vostra attività commerciale ha a che fare (anche in modo collaterale) con il fitness e con la cura del corpo, è decisamente consigliato proporre ai vostri clienti esercizi da poter effettuare a casa, come stanno facendo Decathlon e, più in piccolo, tante palestre sul suolo nazionale.

Ma l’attenzione degli italiani, in questi giorni di reclusione forzata, è anche sul pulire e mettere in ordine la casa. Su questo punta molto la comunicazione social di IKEA, giustamente volta a valorizzare l’ambiente domestico con la campagna “Ripartiamo da casa”.

Swiffer Italia coniuga in modo geniale questi due aspetti, l’attività fisica e la pulizia di casa:

Bambini e creatività

Da un lato la quarantena riduce i contatti con l’esterno, dall’altro favorisce la vicinanza dei nuclei familiari, ritrovatisi a passare molto più tempo insieme, in casa. Le scuole sono chiuse ormai da diverse settimane e, come sappiamo, i bambini si annoiano facilmente e in fretta.
Per le aziende che si rivolgono al target delle famiglie può sicuramente essere utile proporre spunti per permettere a genitori e bambini di passare il tempo insieme in modo creativo.
Ci ha pensato la Mulino Bianco, icona suprema del concetto di famiglia perfetta, con la rubrica #InCasaConMulino, che propone lavoretti di bricolage per dare “sfogo alla creatività dei nostri bimbi con quello che abbiamo in casa”.

Viaggiare con la fantasia

La reclusione non è solo domestica, ma anche geografica: in questo periodo ci sentiamo reclusi all’interno della nostra nazione, della nostra regione e del nostro comune, da cui non possiamo spostarci se non per gravi e comprovati motivi. Perfino per camminare nei paraggi di casa nostra potremmo aver bisogno di un’autocertificazione.
E allora, se non possiamo viaggiare, facciamolo con la fantasia.

Se la comunicazione di Alitalia è principalmente volta all’emergenza e piattaforme gettonatissime come Booking e ViaGogo non proferiscono parola, a venirci incontro è ad esempio la celeberrima linea di guide turistiche Lonely Planet, che prima scherza pubblicando la copertina di una fantomatica guida alla scoperta di casa propria, poi propone un viaggio ai Caraibi “sotto le coperte”.

È la stessa logica che ha portato la Galleria degli Uffizi di Firenze e tutti i principali musei del mondo a proporre visite guidate virtuali.

E per rimanere sempre informati su ciò che accade nel mondo, oltre a poter contare sulle edicole (fra le poche attività commerciali rimaste aperte), ci sono Mondadori e Condé Nast che propongono abbonamenti gratuiti alle loro riviste online. Fra i quotidiani digitali gratuiti, invece, La Repubblica e La Stampa.

Lontani, ma uniti

Il periodo che stiamo vivendo ci costringe a stare separati, ognuno a casa propria. Eppure l’Italia è più unita che mai. Lo vediamo nei flashmob che, grazie alla cassa di risonanza dei social, hanno animato tutta la penisola.

Come sempre, in periodi di crisi, aumenta l’orgoglio e il senso di appartenenza alla nazione. Graditissimi, quindi, ringraziamenti ed elogi al personale medico e a chi fornisce un servizio ai cittadini in questo periodo di crisi (supermercati, farmacisti, edicolanti) e post che inneggiano alla capacità dell’Italia di rialzarsi (non è un caso che il motto “Andrà tutto bene” sia gettonatissimo) e ai sacrifici che gli italiani stanno mettendo in atto per scongiurare il contagio.
È quello che hanno fatto ambasciatori dell’”italianità” come Scavolini (“la più amata dagli italiani”) e Barilla.
Attenzione, però, a non cadere nel populismo più becero e/o nello stucchevole.

Il segreto sta nell’essere diretti e sinceri. Stiamo tutti vivendo un periodo difficile, aziende e consumatori. È importante, anche e soprattutto per le attività commerciali che sono state chiuse, continuare a comunicare con i propri clienti, essere presenti anche a distanza, accompagnare i propri consumatori in questa sfida. Per essere ancora più vicini in futuro.

Vuoi sapere come comunicare con i tuoi clienti in questo periodo di crisi?
Noi possiamo aiutarti, contattaci per saperne di più.

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Coronavirus e Infodemia. I Social Media contro le Fake News

12 Marzo 2020

In piena crisi, gli italiani si rivolgono ai social network per notizie, informazioni e rassicurazioni.

Oltre all’epidemia da Coronavirus, si rischia quella che l’Organizzazione Mondiale della Sanità (Oms) ha definito ”infodemia”, la diffusione di notizie false e informazioni errate e contraddittorie che da un lato portano a sottovalutare il problema e dall’altro a ingigantirlo.

Il monito è elementare quanto necessario, come chiedere agli italiani di lavarsi le mani: prima di condividere una notizia, verificarne la fonte e l’attendibilità.

Il problema sta proprio nel fatto che, al tempo dei social, la comunicazione d’emergenza non è in mano solo alle istituzioni, al personale medico e ai media, ma agli utenti stessi. Considerato che la gente è più propensa ad ascoltare persone comuni piuttosto che medici e istituzioni, questo può essere una grande risorsa o un grande pericolo.

In Cina, il contributo degli utenti sui social si è rivelato fondamentale per sfuggire alla “censura” del governo, informando il resto del mondo dell’epidemia in corso.
In Italia assistiamo da un lato a meme che “ridicolizzano” comportamenti sbagliati, dall’altro al proliferare di assurde cospirazioni e alla glorificazione di esempi negativi, come quelli costituiti da influencer come Victoria Tei e Soleil Sorge, che affermano pubblicamente di contravvenire alle indicazioni del Governo, contribuendo a diffondere ignoranza sull’argomento.

A dare il buon esempio, invece, gli influencer e i personaggi del mondo dello spettacolo che hanno utilizzato l’hashtag #IoRestoACasa per sensibilizzare gli italiani in merito alla necessità di uscire il meno possibile per evitare il contagio.
L’hashtag è stato prontamente ripreso dal Ministero della Salute e dalla Protezione Civile.

In questo contesto, le istituzioni italiane stanno dimostrando di essere all’altezza della situazione, con una comunicazione chiara e accessibile a tutti, in grado di puntare sull’enorme potenziale di “condivisibilità” dei contenuti sui social network.

Per giungere a questo traguardo, però, ci sono voluti un po’ di anni e, come spesso accade, gli utenti hanno anticipato le istituzioni.
La necessità di una comunicazione d’emergenza che passasse prima di tutto sui social network ha cominciato a delinearsi nel 2012, con il terremoto nel Centro Italia. L’evento è stato uno dei primi disastri naturali in cui le informazioni utili alla gestione dell’emergenza sono circolate grazie ai social, in particolare Twitter. Pochissime le istituzioni attive in quel contesto, scarsa la presenza dei profili di Protezione Civile Nazionale e Locale. L’impegno degli utenti si era quindi rivelato fondamentale.

Otto anni più tardi, in piena emergenza Coronavirus, le istituzioni sono riuscite a comprendere quanto l’intraprendenza divulgativa degli utenti debba essere canalizzata e organizzata, cercando di sfruttare al meglio il potenziale della comunicazione social.

In prima linea c’è naturalmente il Ministero della Salute, che dedica una sezione del suo sito a coloratissime infografiche pronte per essere condivise sui social. Inoltre, sono stati presi accordi con Facebook e Twitter per far sì che gli utenti che cercano informazioni sul Coronavirus possano essere immediatamente ricondotti alle fonti istituzionali.

Firmati anche accordi con Google e YouTube per far sì che le informazioni del Ministero della Salute (oltre che dell’OMS e della World Health Organization) compaiano fra i primi risultati di ricerca.

I social hanno preso anche importanti decisioni di loro iniziativa: Facebook sta cercando di limitare il proliferare di notizie false e fuorvianti sul Coronavirus e impedisce la sponsorizzazione di annunci che sfruttano l’emergenza a scopo di lucro, offrendo invece spazi pubblicitari gratuiti all’Oms.

A sorpresa interviene anche TikTok, il social dei giovanissimi: agli utenti che creano, visualizzano e interagiscono con contenuti correlati al Coronavirus, l’app presenta un avviso che, per dubbi o informazioni, invita a rivolgersi alle istituzioni internazionali o locali.
Inoltre, TikTok cerca di rimuovere video fuorvianti o inappropriati sull’argomento, affermando di non poter permettere “una disinformazione che potrebbe causare danni alla nostra comunità”, considerata anche la giovane età dei suoi membri.

Insomma, le piattaforme social si dimostrano in questo contesto perfette alleate delle istituzioni, dando una lezione agli organi di stampa (che stanno virando troppo spesso verso il sensazionalismo), e anche al Governo e alle Regioni, che si sono fatti scappare qualche passo falso.
La soluzione migliore, per il bene dei cittadini, sarebbe che tutti questi soggetti facessero fronte comune, fornendo sempre informazioni coerenti ed equilibrate.

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I Mondiali sono Social

11 Giugno 2014

Ieri mattina abbiamo condiviso con voi un articolo di Repubblica, in cui veniva discusso il rapporto tra Mondiali e Social. Non è nulla che stupisce sinceramente. I grandi eventi live vengono commentati sui social, specialmente su Twitter, da anni.
Non è solo questo però. Twitter crea un nuovo punto di informazione che arriva direttamente dalla fonte. Gli atleti twittano, offrono spunti e prospettive, commentano, scherzano… Tutte le grandi testate giornalistiche hanno commentato lo sfogo di Giuseppe Rossi su Twitter dopo l’esclusione. E che dire di Ben Halloran, attaccante dell’Australia, che pubblica la foto del suo “compagno di stanza”, un grosso ragno. L’informazione passa da Twitter per mano degli stessi protagonisti. E Twitter sa che avrà un ruolo importante in questa “World Cup”, tanto da dedicare un video ufficiale all’evento, caricato su Youtube proprio ieri: Love Every Second.
Un paio di anni fa, in occasione delle Olimpiadi e delle Paralimpiadi di Londra 2012, avevamo fatto una mega-lista degli atleti italiani presenti su Twitter. Le due liste originariamente erano state create per Tumblr ed ebbero un certo seguito. Abbiamo quindi deciso di rifarlo.

Vi presentiamo i calciatori italiani del mondiale 2014 presenti su Twitter.

Portieri

  • Gianluigi Buffon – Il portiere dell’Italia campione del mondo è attivissimo sui Social. Nel suo profilo notizie e tanti RT ai suoi fan.
  • Salvatore Sirigu – Portiere in forze al Paris Saint Germain. È iscritto a Twitter, con tanto di profilo autenticato, ma l’ultimo aggiornamento risale al 2012 con un saluto all’indimenticabile Sic.
  • Mattia Perin – È giovane e quindi non stupisce che sappia usare bene il mezzo. E partire per il Brasile vale un selfie 😉

Difensori

  • Ignazio Abate – Il suo profilo è curato e molto aggiornato, ci sono diversi collegamenti tra Twitter e la pagina Facebook: la comunicazione di Abate è… “a tutto campo”.
  • Andrea Barzagli – Andrea Barzagli twitta meno di Buffon, suo compagno di squadra, ma i suoi tweeet sono offrono punti di vista molto personali.
  • Leonardo Bonucci – Non solo Twitter per Leo Bonucci: è attivissimo anche su Instagram
  • Giorgio Chiellini – Un sacco di RT nel profilo di Giorgio, ma davvero interessante da seguire tanto da meritarsi il premio “Social Revolution 2013” da parte del GT Master Club

Centrocampisti

  • Antonio Candreva – Sarà un profilo vero? Il dubbio c’è, considerando che ci sono solo due tweet all’attivo e sono dell’anno scorso.
  • Claudio Marchisio – I giocatori della Juve sono molto attivi su Twitter non c’è dubbio, ma a Marchisio, come a Bonucci, piace molto anche instagram
  • Andrea Pirlo – Pochi tweet sulla nazionale e sul mondiale, ma è comunque interessante da seguire, speriamo in nuove info

Attaccanti

  • Mario Balotelli – Il Super Mario nazionale condivide momenti calcistici e personali su Twitter. Anche se in realtà quasi tutti i suoi tweet sono generati da Instagram.
  • Alessio Cerci – Il profilo di Alessio Cerci non è autenticato, ma abbiamo pochissimi dubbi: il profilo è il suo.
  • Ciro Immobile – Scrive tanto, commenta e condivide molte foto della sua giovanissima (e adorabile) famiglia. Immobile è il futuro della nazionale

Su 23 convocati sono 13 i calciatori presenti su Twitter.
De Rossi, Motta, Verratti e Insigne hanno un account, ma sono account dubbiosi, probabilmente fasulli, quindi non l’abbiamo inseriti nella lista.
Un punto di vista interessante dai mondiali arriva anche da Carolina Marcialis, la moglie di Antonio Cassano, che è sempre stata molto attiva sul social da 140 dove discute con i fan e spegne sul nascere rumors e gossip.

E ora la parola a voi. Seguirete i mondiali commentandoli sui Social?

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8 immagini perfette per i Social

7 Maggio 2014

Sappiamo con assoluta certezza che i Social Media sono sempre più visual. Le immagini sono essenziali in una strategia di Social Media Marketing ben fatta. Che vogliate concentrare i vostri sforzi social su Twitter o Facebook, su Google+ o Tumblr, poco importa: immagini e fotografie sono importanti, perché catturano l’attenzione dei vostri utenti, perché aumentano le condivisioni, perché non è un caso che i social più in voga al momento siano Pinterest e Instagram.
Non tutte le immagini sono uguali e non tutte possono aver successo, la ricerca di SocialBakers.com sul rapporto tra pagine Facebook e immagini ci aveva fatto notare che le immagini di alta qualità avevano più condivisioni. Non è solo una questione di qualità però, ci sono caratteristiche che rendono un’immagine adatta ai social meglio di un’altra. Per questo ho deciso di fare una lista delle migliori immagini da condividere sui social per le aziende.

1. Dai un volto all’azienda: la fotografia del tuo team.

Una delle caratteristiche più importanti per un’azienda sui social è “essere umana”. Una foto dei dipendenti, del team a lavoro, è un ottimo modo per dare un volto all’azienda e al tempo stesso puoi dimostrare l’importanza del lavoro dei collaboratori.
Come fotografare il team? Vediamo…

  • Una foto spontanea funziona sempre. Condividete foto del team a lavoro.
  • Si può usare una foto per accompagnare la presentazione dei dipendenti. È perfetto per far capire chi siete e cosa fate.
  • Compleanni e occasioni speciali sono sempre un’ottima scusa per fare foto, anche se siete un’azienda.

2. Il riflettore sui tuoi fan

Invoglia i tuoi fan a condividere foto e video con te e falli diventare i protagonisti dei tuoi canali Social. Perché? Perché li state facendo sentire importanti e questo è un ottimo modo per fidelizzare i clienti.

3. È tempo di selfie

Il Tweet più condiviso di sempre è quello di Ellen. Il suo selfie “da oscar” ha strappato il primato al Tweet sulla rielezione di Obama. Nella Top-List delle canzoni in Italia su Spotify c’è “#selfie”, il cui video accumula sempre più visualizzazioni (al momento sono 95.311.484) e like su Youtube.
Non c’è dubbio: il 2014 è selfie.
Il Selfie è un trend, quindi è da sfruttare adesso. Tra qualche mese potrebbe non funzionare più. Molti brand in passato hanno sfruttato tendenze del web per aumentare la loro visibilità (es: gangnam style, il planking, l’harlem shake).
Edit del 7/10/2014 – Negli Stati Uniti è nato il movimento “Unselfie“. Che sia l’inizio della fine per questro trend?

4. Il dietro le quinte

Il dietro le quinte di un progetto, di un evento, della creazione di un prodotto è un ottimo modo per offrire ai propri utenti un punto di vista diverso dal solito, per farli sentire parte integrante del brand, per fornire loro anteprime e scatenare la loro curiosità.
Non abbiate paura di mostrare il backstage!

5. Le infografiche

Le infografiche, immagini che proiettono in forma visuale informazioni e dati, non passano mai di moda. Sono facilmente condivisibili e fantastiche per il brand awareness.

6. Immagini grafiche

Sullo stesso piano delle infografiche possiamo trovare le “immagine grafiche”, ovvero quelle che vengono create a tavolino per poter trasportare un concetto o una frase in maniera più visual possibile. E’ l’ideale per esportare concetti importanti come eventi, fiere o promozioni speciali.

7. Le foto dei tuoi prodotti

Un’immagine vale più di mille parole? Nel caso dei Social media sì. Le parole sono ovviamente importanti per andare nei dettagli, per la SEO, ma per creare interesse nei tuoi utenti ci vogliono le immagini: sono immediate e di sicuro effetto (a patto che siano di buona qualità: un’immagine mal fatta può risultare sciatta).

8. I video e i mini video

Alla fine cos’è un video se non un’immagine in movimento?
I video hanno molte caratteristiche positive, potrei dirvi, per esempio, quanto sono importanti i video per ottimizzazione e posizionamento, ma sarei fuori tema. Si capisce in fretta l’importanza del video se guardiamo i dati di Youtube, di Vine, di Vimeo (e DailyMotion) e di Instagram. Il video è un mezzo creativo e si può utilizzare per diversi scopi: presentare un’azienda, condividere informazioni, introduzione a nuovi prodotti… non ci sono limiti!

E ora a voi i commenti… quali sono le immagini che rendono meglio sui social media secondo voi?

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Hashtag – Come usarli al meglio

29 Aprile 2014

Utilizziamo gli hashtag su Twitter, su Instagram, su Google+ e anche su Facebook. Gli hashtag sono parte integrante della nostra esperienza social. Grazie agli hashtag possiamo trovare argomenti di conversazione, nuove persone da seguire, interessi condivisi. Per sfruttare gli hashtag al meglio, bisogna saperli usare, quindi permettetemi di darvi qualche consiglio in proposito. Soprattutto cercherò di farvi capire cosa NON fare.

1. Il troppo stroppia

Est modus in rebus, diceva Orazio Flacco. In pratica c’è bisogno di moderazione. Infarcire i vostri tweet con gli hashtag non solo funziona poco, ma è anche poco utile.

2. Gli hashtag generici non funzionano

C’era un tempo su Twitter in cui potevi usare l’hashtag #SEO e trovare contenuti interessanti. Adesso è molto più difficile. #SEO infatti è diventato troppo generico e viene usato soprattutto dagli spammers (anche se, cercando a fondo, si trovano ancora contenuti, post e punti di vista utili). L’hashtag generico serve a poco o a nulla. Ci si perde in mezzo.

3. Hashtag che non c’entrano nulla?

Questa è una pratica che abbiamo visto spesso su Instagram, abbiamo visto persone che per aumentare la loro visibilità sul web utilizzano hashtag che non c’entrano nulla con la foto postata.
Neanche a dirlo, questa strategia è sbagliata. Per dire la verità è possibile che con questa tattica la visibilità sul momento si alzi, ma alla fine una persona cerca ciò che vuole trovare e i risultati non inerenti alla ricerca non interessano.

4. Gli hashtag su Facebook?

Funzionano? Pare di no. A volte sembrano stonare. Siete indecisi se usare gli hashtag su Facebook? Allora rinunciate senza troppi patimenti. Anche perché una ricerca dice che possono fare più male che bene.

5. È nato tutto con Twitter

E questo significa che gli hashtag non sono stati pensati per essere lunghi. Il motivo principale è che su Twitter ci sono 140 caratteri. Inoltre gli hashtag lunghi sono difficili da leggere. Create hashtag corti e facili da ricordare.

6. Crea un hashtag

Per aumentare la visibilità di un brand o di un’azienda, è utile pensare a creare un hashtag ad hoc. In questo modo si possono monitorare le conversazioni in modo più semplice. Utile è anche avere un hashtag apposito per eventi particolari, in modo che sia facile seguire la situazione anche per chi non è fisicamente presente. È un’ottima idea creare un hashtag che serve ad attivare promozioni e sconti: in questo modo il passaparola social sarà garantito.

7. Gli hashtag nella vita reale?

Sono irritanti esattamente come può sembrare.
Jimmy Fallon e Justin Timberlake hanno fatto uno sketch sull’argomento.

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I brand usano Twitter?

18 Aprile 2012

I brands usano Twitter? E come? Questo video spiega alcune regole base per utilizzare al meglio il vostro account Twitter 🙂

(Via checkthetrends )

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